“Scusi prof. ma da come ne parla, lei nella Storia non ci crede mica tanto…vero?” una domanda che, in classe, mi sono sentito fare chissà quante volte. In fondo, ci sto da quaranta anni…un’era geologica…
Questa volta a pormela sono un paio di occhi neri. Vivaci, e sempre con una luce di…malizia.
Beh, la storia va, andrebbe studiata. E bene. Ma non è una religione. È qualcosa da conoscere. Non un atto di fede…
“Sì, ok… Ma lei sembra sempre mettere in dubbio tutto. Tutto quello che, normalmente, ci viene detto che è…vero. Mi dà come l’impressione che per lei…Non ci sia nessuna verità…”
Dunque, quello della verità è un problema complesso. Il prossimo anno studierete Schopenhauer. E Pirandello. E capirete, spero…( guardo i coatti ammassati sugli ultimi banchi) ma solo perché la speranza è l’ultima Dea…
Risate generali… continuo.
Vedete, come spesso vi ho ripetuto, i greci e i romani, che sono all’origine della storiografia, non parlavano di Storia. Ma di storie, al plurale. E consideravano lo storico come un oratore. Anzi, dicevano che la storia era opera degli oratori. E questa, per me, resta la chiave di volta. Quello che ti fa afferrare il nocciolo della questione. Opera di oratori. E quindi di qualcuno che vuole persuaderti di qualcosa…
“Ahò, come quelli delle televendite, che te vojono vende’ le pentole o il materasso…” la battuta del Boro suscita l’inevitabile scoppio di ilarità…appena si rifà silenzio..
Sai che non hai detto, come sempre, una scemenza? Anzi, stavolta, è proprio azzeccata..
(Il Boro sorride, stupito e, in fondo felice…non capita spesso che riceva un… elogio)
Perché, in effetti, scrivere storia è come cercare di vendere, pentole, materassi, o altro… Le pentole ci sono, certo. Ma dipende dall’abilità del venditore fartene vedere i pregi, presunti o reali che siano. E, soprattutto, nascondere i…difetti. Questo fanno gli storici. E per questo sono, in primo luogo, oratori. Perché non è il loro mestiere raccontare la verità. Bensì persuadere che quello che raccontano è la Verità.
“Ma che senso ha, prof? Voglio dire…questi alla fin fine mentono. Ma perché?”
No, non mentono. Ma raccontano le cose nel modo di portarti a pensare ciò che vogliono. O meglio, ciò che è funzionale al potere di cui sono espressione… Ad esempio, i libri di storia su cui studiate vi fanno vedere come è nata l’unità di Italia. E quello che raccontano, in buona sostanza, è davvero accaduto. Però raccontano solo ciò che è funzionale a costruire una certa immagine, se vogliamo una certa coscienza di ciò che siamo come italiani. Intendiamoci, vale per noi come per tutti i popoli, nazioni, stati.. I libri di storia raccontano ciò che si vuole venga conosciuto. E creduto. Ma omettono…molto altro.
“E cosa ci nascondono prof?” taccio per un attimo. E li guardo. Alcuni naturalmente sono distratti. Pensano ad altro. Un paio stanno chattando col telefonino sotto il banco. Il coatto palestrato continua nella sua attività scolastica preferita. Fissare con occhi pallati…beh, diciamo la schiena della mora. Ma lei è attenta. E lo sono anche altri. I più direi…
Vi faccio io una domanda. Contro chi si sono combattute le guerre del nostro Risorgimento? O meglio ancora, tra chi si sono combattute?
Mi guardano perplessi. Poi
“Ma prof, tra gli italiani, noi, e i nemici. Cioè gli stranieri..gli austriaci e…altri..”
Già, gli italiani e… gli altri… Ma quali… altri? Pensateci. Garibaldi sbarca in Sicilia e conquista il Sud. Combattendo contro…rispondete.
“Contro i Borbonici, prof… questo lo sappiamo…”.
Brava, ma i Borbonici da dove venivano? Dall’Australia? Da Marte? E che lingua parlavano? Russo? Ostrogoto?
(momento, abbastanza generale, di perplessità)
Ragazzi, sveglia! I Borbonici erano italiani…nè più nè meno dei lombardi e piemontesi che seguivano Garibaldi..
“Ma prof… E gli austriaci? Quelli erano stranieri…” scuoto la testa…
Fino ad un certo punto. Vedete, quello degli Asburgo era non uno Stato Nazionale. Ma un Impero. Uno degli ultimi imperi sovranazionali. Formato da molti popoli diversi. Che però sottostavano ad un unico sovrano..
“Come nel medioevo prof.?”
Esatto. E infatti nelle battaglie di Solferino e San Martino sono caduti moltissimi italiani. Ma molti di più con la divisa bianca degli Asburgo che con quella blu dei Savoia. Erano veneti, lombardi…quindi italiani. E nella terza guerra di indipendenza, a Lissa, i marinai della flotta “austriaca”, che vinse su quella italiana – anche se poi abbiamo di fatto vinto, perché eravamo alleati con la Prussia – andavano all’abbordaggio della nostra ammiraglia gridando: Viva San Marco! Erano Veneziani, Istriani, Dalmati…quindi italiani.
“Ma allora prof il nostro Risorgimento fu una guerra…tra italiani? Una guerra civile? E perché non ci viene detto?” sorrido.
Perché la narrazione della storia del Risorgimento doveva essere funzionale alla creazione di uno Stato. Una nazione italiana unita. E perciò non stava bene dire che vi erano tanti, italiani, che non erano d’accordo. Che l’unità d’Italia non la volevano…”
Suona la campanella. Mi avvio verso la porta. Ma…proprio il Boro
” A proffe…ma che questi erano scemi, c’avevano torto o… ”
Mi giro. Lo guardo.
Nel racconto degli storici, chi ha perso, ha sempre torto. Era dalla parte sbagliata…
” Ammazzete che fiji de mignotta sti storici…”
Esco ridendo..