“Scusi prof.” la brunetta vivace. Che continua ad esserlo nonostante tutto. La mascherina soffocante Gli orari pazzeschi, imposti dal prefetto per non sovraccaricare i bus… perché, in Italia, quello che conta sono gli autobus, non gli studenti e le condizioni in cui vivono a scuola… Raddoppiare le corse era cosa troppo difficile da pensare…. ci sarebbe voluto uno statista…il Conte di Cavour… Giolitti…
Dimmi…
“Ma questi romantici, o pre -, con questa storia delle radici, del tornare alle origini… che volevano fare?”
Come che volevano fare? Non capisco la domanda…
Gli occhi vispi mi guardano perplessi…
“Sì, dai prof…. Ma perché si sognano sta roba… Perché se la inventano…”
“Insomma prof…. Che je fregava di ste radici? Che se le volevano fumà? ” il Boro, ovvio. “E soprattutto, prof. che ce ne frega a noi, che ce fumamo roba mejo?” risate generali. Ma, in fondo, non mi dispiace. Rompe la tensione in cui, a scuola, oggi si vive. Ti regala una parvenza di normalità…

Vedete… I Romantici, o meglio gli Sturmer erano più o meno dei ragazzi della vostra età. Ma hanno cambiato la cultura e la società europea, non solo tedesca, con le loro idee e le loro opere. Mentre voi siete lì a non far nulla, se non perdere diottrie guardando Youporn…
Risate generali….
“A prof. se deve aggiornà… Youporn è superato. Ce sta de mejo…”
Risate liberatorie. A tratti mi sembra di ricoscerli. Solo a tratti, purtroppo…
Grazie dell’informazione. Poi mi darai i link…
“E vai! Anche er prof. è dei nostri!” il Boro si alza e cerca di inscenare una sorta di danza tribale… Oscena, ovviamente…
Quando riesco a riportare la calma, riprendo. Facendo finta di niente…

Tra le cose che hanno mutato la prospettiva, e la stessa storia europea vi è, in primo luogo, questa. Quelle delle radici culturali dei popoli. Quella che, in tedesco, viene chiamata Urkultur. Fino al Romanticismo i letterati, se vogliamo le élite, avevano una prospettiva cosmopolita…
“Cosmo… chi?” il coatto con i capelli bicolori ha un’espressione attonita. Ho visto triglie bollite con occhi più vivaci…
Significa che si sentivano cittadini del mondo. Ovvero che la cultura – che, a partire dal ‘400, derivava dall’ imitazione dei classici latini e greci – era comune a tutti. I letterati non si sentivano francesi, tedeschi, italiani…. Ma individui liberi, partecipi di una sorte di Repubblica ideale della cultura…
Con gli Sturmer tutto cambia. Il letterato, il poeta soprattutto, si sente partecipe di un popolo. O meglio parte di questo. E ricerca la sua ispirazione nella cultura profonda del popolo. Che non è solo quella intellettuale, diciamo così. Anzi, all’opposto. È rappresentata proprio da ciò che i raffinati intellettuali del secolo dei Lumi rifiutavano. Vedevano come primitivo. Brutale. Addirittura disgustoso…
“Ammazze! E che facevano questi? Le orge?”
Anche di peggio, sotto un certo profilo. Della Kultur, di quella originaria, fanno parte tantissime cose, riti, gesti che all’uomo civilizzato fanno orrore. E quindi non solo danze e feste orgiasiche, ma anche sacrifici umani… Addirittura il cannibalismo…
Perché, vedete, erano espresseione di una forza naturale, di uno slancio vitale, di una fame di vita che noi abbiamo dimenticato. E perduto…
“Ma allora, prof., secondo questi se doveva tornà a comportarse come le bestie?” scuoto la testa.
No. Il punto non è questo. Semmai la constatazione che tutte le Civiltà, anche le più raffinate, hanno, nella loro origine, la barbarie. Un caos dal quale, a poco a poco, è emerso l’ordine. Però, man mano che una civiltà si affina, si allontana da queste origini. E perde inevitabilmente forza vitale. Diventa sempre più pigra, pavida, decade. E infine muore. Lasciando posto ad altre culture. In sostanza, alla fine, arrivano i barbari. Ed è necessario che arrivino perché altrimenti la razza umana si estinguerebbe…

Silenzio. Poi, la solita brunetta…
“Però non capisco una cosa prof…. Anche ste civiltà non sono prive di vizi… Penso al tardo Impero di Roma…” sveglia, decisamente. La mascherina le lascia ancora arrivare sufficiente ossigeno al cervello. Più che alla maggioranza della gente che incontro per strada…
Dici bene: vizi. Quelli delle civiltà sono solo questo. Vizi indotti ha una mollezza, fisica e morale, decadente. Un lasciarsi andare. Il perdere coscienza di sé. Inseguire piaceri fini a sé stessi…
Nelle culture originarie è profondamente diverso. Non sono vizi. Bensì modalità per evocare forze. Sono atti che, per quanto strani, hanno una funzione religiosa…
A questo punto il Boro, in fase di sovraeccitazione, tenta di intonare “Osteria del Vaticano “. Ma riesco a bloccarlo prima che il coro dei coatti gli vada dietro..
Continuo.
Vedete. In un caso vengono evocate forze primitive, certo, ma vitali. Che fanno crescere, sviluppare una cultura… Nell’altro, invece, sono solo segni di morte e di decomposizione. Perché le civiltà muoiono. Come gli uomini. E il segno evidente è che hanno il terrore della morte. Che poi significa il rifiuto della natura…
“E quegli altri, i barbari, come dice lei, nun ce l’avevano paura de morì?”
No. Non ce l’avevano. Perché sapevano, istintivamente, che era normale. Nella natura delle cose. Il loro problema era, semmai, quello di vivere. Intensamente. E di morire bene.
Si fa silenzio
Poi, ancora la brunetta
” Ma allora noi, cioè la nostra sarebbe una civiltà decadente? Che va a morire? È questo che vuole dirci prof.?”
“E te credo… Co’ tutti sti impanicati co’ tre mascherine sul muso, e che manco se le tolgono pe’ dormì… Che vuoi che semo? Na banda də zombie…”
Questa volta l’ultima battuta è sua. Del Boro. E devo dire che è perfetta… Chi altri può capire, per istinto, la forza vitale della barbarie?
Gli sorrido. Anche se, ormai, ho infilato la mascherina per uscire dall’aula…