Il recente omididio – con caratteristiche di vera e propria esecuzione – di un capo tifoso di una delle due squadre romane ha per l’ennesima volta aperto uno spiraglio. Di un cassetto che verrà come di solito frettolosamente richiuso, anziché spalancarlo una volta per tutte e vuotarne il contenuto.
Ovvero quello dei rapporti delle frange “calde” di molte tifoserie più che con la malavita con la vera e propria criminalità organizzata.
Facendo passare in secondo piano sia le appartenenze politiche – le curve degli stadi sono sempre state terreno fertile per il proselitismo in tal senso –sia la cosiddetta “mentalità ultrà”. Spesso con scariche di violenza rivolte alle Forze dell’Ordine prima ancora che agli avversari/nemici di altre squadre. Ma di solito se ne parla solo ed unicamente quando ci scappa il morto.
Tornando al punto, il mondo sommerso – ma nemmeno poi tanto – cui si intende far riferimento è caratterizzato da rapporti ovvi con le stesse società, che sempre nicchiano. E i temi sono sempre gli stessi. Passaggi di biglietti a fini di bagarinaggio, specie riguardanti competizioni a carattere internazionale, ricatti, favori e contraccambi e naturalmente, guai a mancare, il solito fiume di stupefacenti.
E’ dell’anno scorso un semi-scandalo (così definibile visto che non ha impiegato molto tempo per finire nel dimenticatoio) che ha investito la pluriscudettata squadra torinese. Dove i legami e le connivenze con appunto la società erano palesi ed evidenti. A partire dal passaggio di tagliandi a fini di rivendita a prezzi da usura, palesi legami con la ‘ndrangheta, addirittura gli accordi su tipo e tono degli striscioni da esporre allo stadio. Tra cui quelli, vergognosi, tendenti a ridicolizzare la tragedia di Superga. L’entità dei passaggi di denaro era assolutamente ingente. E anche lì, guarda caso, qualcuno ci rimise la pellaccia. Nell’occasione sotto forma di uno “strano” suicidio.
Qualcosa sempre di questo genere era accaduto in precedenza riguardo una delle due squadre milanesi. Con caratura delinquenziale di diversi fenomeni pressoché identica a quella di altrettanti in altre piazze di cui si è accennato in precedenza. Ovvio. Ci si muove dove ci sia forte profumo di “business”. Non certo nell’ambito di squadre che lottano per non retrocedere.
E’ un mondo, marcio, dove appunto il calcio è meglio definirlo come un lontano ricordo piuttosto che affermarne il fortissimo debito di credibilità; e lo sport è francamente non pervenuto.
Sarebbe ora di fare definitiva chiarezza, proprio a partire dalle società. Ma tutto si risolverà, come sempre, in una splendida bolla di sapone. Le “pay-tv” ringraziano, commosse.