Sorprende la confusione di opinioni che sono state espresse in merito agli scontri che hanno preceduto la partita di mercoledì sera tra Inter e Napoli a San Siro e che hanno portato alla morte dell’ultrà nerazzurro Daniele Belardinelli.
Intanto sono stati mescolati tra loro due fatti in apparenza inconciliabili, anche se coincidenti in termini temporali, come i cori razzisti e gli scontri in prossimità dello stadio.
Riferendosi nello specifico agli scontri il sottosegretario leghista con delega allo sport Giancarlo Giorgetti si è espresso senza mezzi termini in favore della chiusura degli stadi.
“Risse e agguati sono stati espulsi dagli stadi ma continuano a verificarsi fuori – sottolinea Giorgetti -. È inaccettabile: i morti, le aggressioni, il razzismo dovrebbero indurre la federazione alla chiusura al pubblico dei medesimi stadi più che sospendere le partite con conseguenti problemi di evacuazione e ordine pubblico, per altro di difficile e delicata valutazione“.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha di fatto ripreso le affermazioni di diversi allenatori di serie A che, a caldo, si erano espressi in tal senso.
Il primo era stato Ancelotti subito dopo la partita, anche se nella fattispece si riferiva ai cori razzisti nei confronti di Koulibaly. Ma già il giorno dopo De Zerbi del Sassuolo e Maran del Cagliari si esprimevano a favore della chiusura degli stadi.
Di diverso avviso il presidente della Figc Gabriele Gravina che ha così commentato gli episodi di mercoledì sera: “Ho sentito i due vicepresidenti Sibilia e Miccichè, soprattutto il secondo che è il presidente della Lega Serie A – ha detto Gravina -. Ho sentito anche il sottosegretario Giorgetti; ci siamo confrontati per capire il clima, la volontà e le riflessioni intorno a quello che è successo. All’unanimità abbiamo deciso che si va avanti e il campionato non si ferma“.
Contrario alla chiusura anche l’allenatore juventino Massimiliano Allegri.
Ma la voce più autorevole è stata quella del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha dichiarato: “Chiudere gli stadi e vietare le trasferte condanna i tifosi veri, milioni di persone che hanno diritto a seguire la propria squadra e che non vanno confuse con pochi delinquenti che girano con il coltello in tasca. E’ una risposta sbagliata“.
E in più, aggiunge Salvini, “certe partite di calcio non si giocheranno più in notturna, quelle più a rischio si devono giocare alla luce del sole e con elicotteri che possano controllare i delinquenti“.
A quanto pare, però, le istituzioni locali non la pensano così. Al termine del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in prefettura a Milano, il prefetto Renato Saccone ha comunicato che “la prossima partita in casa dell’Inter con tutto il pubblico sarà a metà febbraio. A gennaio invece faremo un vertice sulla sicurezza che coinvolgerà le società, Inter e Milan. L’obiettivo è isolare i violenti, non si può far pagare a tutti comportamenti criminali“.
“Terminata l’efficacia dei provvedimenti della giustizia sportiva – ha proseguito il prefetto Saccone – potrebbe essere chiusa parte della curva della tifoseria interista ma questo si vedrà anche alla luce degli incontri che avremo a gennaio con le società“.
Insomma: la confusione è totale. E non crediamo che l’intenzione, espressa dallo stesso Salvini, di convocare a gennaio al Viminale tutti gli interessati, dai presidenti ai capi delle tifoserie, possa portare a qualche risultato.
Con il rischio che, passato lo shock, fra non molto tutto tornerà come prima. Il che costringerà i cronisti a mescolare tra loro, chissà quante altre volte, la cronaca sportiva e la cronaca nera.