Pianta umile, modesta, il cardo mariano. Diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, ma presente anche a quote elevate. Con varie proprietà benefiche, note sin dall’antichità, ma anche con caratteristiche alimentari sempre più apprezzate.
E se in Sardegna il cardo selvatico finisce sott’olio per accompagnare secondi piatti o per essere consumato da solo, in Valle d’Aosta il cardo mariano spicca nell’infuso di erbe alpine utilizzate per il Ciardon (appunto cardo in patois).
“Bevanda spiritosa amara”, è definita in etichetta, con la precisazione che il liquore ha goduto di agevolazioni fiscali. Questo non impedisce che il prezzo sia decisamente elevato, una caratteristica comune a buona parte dei prodotti valdostani a km zero, dove il km zero significa che i mancati o ridotti costi di trasporto non fanno diminuire il prezzo finale ma lo fanno lievitare. Miracoli dell’economia sovietica valdostana.
Comunque il cardo mariano fa bene al fegato e combatte l’arrabbiatura per il prezzo.
In questa calda estate è stato ampiamente consumato per uno spritz differente, in sostituzione dei più noti Aperol o Campari ed anche del Cynar che si sta facendo apprezzare dagli amanti del rito dell’aperitivo. La versione Ciardon è particolarmente fresca, con quella nota di amaro che lo rende particolare e gradevole.
Ma esiste anche una versione “Azimut”, con il Ciardon che si sposa perfettamente con il Gin e con la Tonica aggiunta in proporzioni limitate. Perfetta anche come digestivo per concludere pranzi valdostani non proprio dietetici.