I turisti che si sono affollati nelle località marine per il ponte del 2 giugno hanno avuto una sgradevole sorpresa. Sorpresa solo perché il gregge ha volutamente evitato di vedere. Ora, però, non potrà più fare finta di niente. Molti stabilimenti balneari hanno aumentato i prezzi. E non di poco. Incrementi anche del 30/35%. E che sarà mai? Un ennesimo “piccolo sacrificio” in nome della guerra di Biden e del servilismo dei maggiordomi italiani.
Però bisogna capirli, i gestori. Le sanzioni contro la Russia hanno determinato un incremento consistente del prezzo di benzina e gasolio, di luce e gas. E si sa quanto incida la luce per l’apertura di un ombrellone. E il gas? Quanto gas si consuma per sistemare una sdraio e un lettino? Tantissimo, ovviamente. E poi si sa, il prezzo del grano incide molto sul costo della sabbia.
No, come giustificazione per aumenti a due cifre dell’affitto di un ombrellone proprio non ci siamo.
Allora saranno aumentate le concessioni, dopo anni ed anni di tariffe ridicole? Macché. Neppure quello. Lo Stato continua ad incassare una miseria a fronte di una spesa sempre più alta dei turisti. Dunque resta un incremento folle delle retribuzioni dei bagnini e del personale impiegato sulla spiaggia. Invece no, il salario è sempre lo stesso.
In fondo è il consueto modello di rapina di una parte del turismo italiano. Però, nel caso degli stabilimenti balneari si sta esagerando. Canoni ridicoli e affitti di ombrelloni a prezzi folli. Con l’impossibilità, di fatto, di puntare sull’alternativa delle spiagge libere poiché, sui litorali più affollati, lo spazio per la spiaggia non attrezzata è piccolissimo e mal tenuto.
Ma l’oppofinzione, invece di schierarsi dalla parte delle famiglie tartassate e costrette a ridurre i giorni di vacanza a causa del caro prezzi, si schiera a difesa di chi alza i prezzi senza alcun motivo. Non una parola sul precariato, non una parola sulle difficoltà delle famiglie nel sostenere simili spese. Non una parola sui canoni ridicoli. D’altronde i neo atlantisti sono perfettamente in linea con i piccoli sacrifici imposti dalle sanzioni contro i russi. Sacrifici che devono pagare le famiglie, non i gestori degli stabilimenti balneari.