“Parliamo dell’elefante”. Qualora i protagonisti del vertice del centrodestra scoprissero il pericoloso piacere della lettura, potrebbero provare a sfogliare il libro di Leo Longanesi. Parliamo dell’elefante perché è un argomento neutro, non è pericoloso, non è compromettente. La sconfitta elettorale è stata la sconfitta di una patetica classe dirigente ma il trio meraviglia fa finta di niente e parla dell’elefante. Cambiare i responsabili della sconfitta? Puntare su competenze e qualità? Ma neanche per sbaglio! Parliamo dell’elefante e proponiamo la candidatura di Berlusconi per la presidenza della repubblica.
Perché il 60% degli italiani diserta le urne per la mancanza del sultano di Arcore al Colle, mica per la mancanza di proposte credibili per il Paese. Le periferie delle grandi città, con il loro astensionismo di massa, hanno consegnato i Comuni al Pd per sostenere la candidatura di Berlusconi, non per la totale carenza di credibilità dei candidati dei vari partiti del centrodestra.
La presidenza della repubblica, che ovviamente non verrà minimamente presa in considerazione dagli avversari, serve per far dimenticare le dichiarazioni in veste di maggiordomi di Confindustria, per far dimenticare la totale assenza di proposte concrete per rilanciare l’occupazione al di là del regalare più soldi agli imprenditori che poi spostano le produzioni all’estero.
La mancanza di qualità, di preparazione, emerge nel comportamento dei due partiti al governo, pronti a votare in consiglio dei ministri i provvedimenti più penalizzanti per il popolo italiano, con la scusa che li ha voluti il Pd e loro, poverini, non hanno potuto opporsi. Ma emerge anche nel comportamento di una opposizione che strilla a casaccio e non sa condurre sul territorio una campagna di contro informazione. Forse perché ignora i territori al di fuori del grande raccordo anulare di Roma.
È evidente che il primo irrinunciabile punto di qualsiasi rilancio debba prevedere il cambio radicale di queste classe dirigente. Ed è altrettanto evidente che questo primo punto non verrà mai discusso. Come dicono i loro amici e padroni americani, i tacchini non festeggiano il Natale o il giorno del ringraziamento. Dunque non ci si può illudere che i tacchini del centrodestra comprendano la loro inadeguatezza. Preferiscono parlare dell’elefante, litigare sull’apertura o meno a liberali e socialisti (che sono ampiamente presenti da sempre, ma Brunetta che era socialista, si è dimenticato persino del suo passato), polemizzare su tutto per conquistarsi dei meriti con Calenda qualora il grande centro dovesse nascere. Tutto ma non il cambiamento della classe dirigente di cui fanno parte.
(Per evitare disastrosi effetti provocati dalla lettura, meglio chiarire che il libro di Longanesi è tutto tranne che banale. Non si parla dell’elefante, emergono vizi e vizi – le virtù sono difficili da individuare – degli italiani. Dunque un testo pericoloso per questa classe dirigente che, per fortuna, ignora i libri).