Fabrizio Bertot, segretario provinciale torinese di Fdi, intervistato da Electoradio sostiene che le prossime elezioni regionali di primavera si concluderanno con un risultato di 5 a 1 per il centrodestra.
Una previsione all’insegna del più sfrenato ottimismo, indubbiamente. Anche perché quando Giorgia Meloni afferma che non esistono più roccaforti inespugnabili, dice il vero, ma vale per entrambi gli schieramenti.
Entrambi, poiché il suicidio dei pentastellati ha messo fine all’illusione del tripolarismo. Centrodestra contro centrosinistra, e basta. Dunque in teoria può diventare contendibile la rossa Toscana (in teoria, più che in pratica), ma non è per nulla facile la conferma del centrodestra in Liguria. Non ci dovrebbero essere sorprese nel Veneto a trazione leghista, ma quante chances ha il centrodestra di conquistare le Marche?
E la situazione si complica al Sud anche come conseguenza dei criteri di scelta dei candidati. Gli accordi spartitori all’interno del centrodestra prevedono che il nome del candidato sia scelto da ciò che resta di Forza Botulino in Campania e dalla Sorella della Garbatella in Puglia. Dunque Caldoro nel primo caso e Fitto nel secondo.
Ma davvero Fitto, il moderato Fitto, il conservatore Fitto, è in grado di mobilitare il centrodestra contro il governatore uscente Emiliano? Può bastare una bandierina che ha cambiato colore per trasformare uno degli ex delfini di Berlusconi in un esponente credibile della destra ex missina? E Caldoro, in Campania, può davvero rappresentare il cambiamento di cui la regione ha assolutamente bisogno?
Sono i risultati della spartizione a tavolino di Regioni e candidature. In Emilia-Romagna, forse, Galeazzo Bignami avrebbe avuto più chances di vittoria rispetto a Borgonzoni, ma la scelta spettava alla Lega e non alla Garbatella.
Il problema delle candidature si ripropone anche in Liguria. Forza Botulino, benché non rappresenti più nulla al Nord, non gradisce Toti, governatore uscente che era stato indicato da Berlusconi ma che successivamente si è creato un proprio movimento perché con Tajani e soci non è possibile far politica.
Ed allora, tra Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Campania, quante sono le Regioni che andranno al centrosinistra e quante al centrodestra? Davvero improbabile che le previsioni di Bertot possano avverarsi. Già un pareggio rappresenterebbe un successo (ora sono 4 a 2 per il centrosinistra). In teoria potrebbe aggiungersi una settima Regione, la Valle d’Aosta, ma occorrerebbe un briciolo di dignità per andare al voto dopo le ripetute inchieste sui rapporti tra alcuni consiglieri di maggioranza e la ‘Ndrangheta.
Il voto nella Vallée, però, rischierebbe di mandare a casa gran parte della attuale classe politica. Dunque meglio rinviare, meglio cercare nuove alleanze per conservare la poltrona fingendo che gli scandali non esistano. E non importa se, al di là degli aspetti giudiziari, l’attuale classe politica andrebbe mandata a casa per manifesta incapacità. Resistere, resistere, resistere incollati alle poltrone.