Il centrodestra torinese spera in Salizzoni. Sì, proprio nel chirurgo in pensione che la sinistra del Pd vorrebbe candidare a sindaco, evitando di presentare Lo Russo, considerato troppo vicino al centro. Un sondaggio (per quello che vale) assicura che Salizzoni vincerebbe al primo turno contro Damilano mentre Lo Russo sarebbe costretto al ballottaggio. Ovviamente il sondaggio è considerato inattendibile dall’ampia fetta piddina che sostiene il docente del Politecnico.

Ma, in tutto questo, cosa c’entra il centrodestra? C’entra, per la consueta paura di vincere perché, dopo, occorre anche governare. Ed i tre partiti principali della coalizione sono consapevoli di non avere personaggi in grado di rilanciare Torino dopo i disastri attuali e precedenti.
Peccato che Damilano non sappia cosa farsene di buona parte dei pretendenti del centrodestra. Se vuole lo sviluppo di Torino deve puntare sulle competenze in ogni campo. Competenze vere, non personaggi riciclati che, in ambito culturale, hanno già offerto spettacoli estremamente discutibili (per essere gentili). Ma altre competenze vere è difficile individuarle in formazioni che hanno mostrato evidenti limiti nel loro lavoro quotidiano nei consigli comunali o regionali.

Così nei partiti ufficiali si comincia a pensare che lasciar governare, male, gli avversari sia la soluzione più comoda. Magari chiedendo di poter partecipare all’utilizzo dei fondi europei che arriveranno anche a Torino.
Damilano, per ora, pare voler proseguire comunque. Tra qualche scelta sbagliata in ambito culturale e l’attesa di un programma che dovrà essere presentato, prima o poi. Prosegue perché sa che la città ha bisogno di un cambiamento diverso da quello che potrebbe essere assicurato dalla sinistra di Salizzoni; o dal mancato cambiamento che deriverebbe dalla vittoria di Lo Russo.
Per questo il candidato civico, teoricamente sostenuto dal centrodestra, deve rivolgersi davvero alla società civile, ai corpi intermedi che verrebbero nuovamente penalizzati dal ritorno del Pd subalpino alla guida della città. Fregolent, parlamentare renziana, è preoccupata per l’eventuale rabbia dei negozianti, dei ristoratori, dei baristi massacrati dall’incapacità del governo tra aperture e chiusure assurde. Una categoria priva di riferimenti, vista l’inadeguatezza della presidente dell’Ascom. Damilano può conquistare consensi in questa fascia. Ma se vuole provare a vincere, Damilano, deve accelerare. E molto.