..E poi ti svegli una mattina e pensi che Torino meriti qualcosa di meglio di un candidato che si vanta di essere profondamente antipatico e di un altro che pensa di fare campagna elettorale facendosi fotografare mentre pranza nei vari ristoranti. Torino merita, ad esempio, una pur minima visione di quello che dovrebbe essere il futuro della città.
E una visione è un qualcosa di più complesso ed articolato rispetto a 4 binari ferroviari per andare a Lione non si sa a far cosa. O di uno scatolone per ospitare 4 saloni nel corso di un anno, con il 70% dei visitatori in arrivo dal Piemonte.
Ma se a sinistra i giochi sembrano fatti a favore di un professore del Poli “contro le boje”, nel centrodestra cominciano a serpeggiare sempre più dubbi sulla candidatura dell’imprenditore Paolo Damilano. Troppo distante dai cittadini che dovrebbero votarlo, totalmente disinteressato a conoscere i gruppi politici, anche informali, che dovrebbero sostenerlo. Pronto ad imbarcare i peggiori esponenti del Sottosistema Torino.

Così si ricomincia a pensare a Massimo Giuntoli, presidente dell’ordine degli architetti. Che, partendo dal recupero dei siti dismessi, punta a “rifare” la città sotto l’aspetto economico, sociale, culturale. Chiedendo anche interventi economici ai privati perché non si può solo stare a guardare in attesa che il pubblico metta i soldi. Se poi gli investitori locali dovessero latitare, come al solito, Giuntoli è convinto che la presentazione di un piano strategico sul lungo periodo, credibile, potrebbe attirare non pochi investitori stranieri.
Interessati non al piccolo cabotaggio della prosecuzione di una linea di metro, ma al grande sogno di un profondo mutamento di Torino. Per il presidente degli architetti l’obiettivo deve essere la “Multicentralità”. Con un centro che, ovviamente, conserverà la memoria storica della città mentre ogni quartiere intorno dovrà reinventarsi, dovrà diventare affascinante per qualche progetto, per qualche iniziativa, perché rappresenterà qualcosa di particolare.
Dall’arsenale della Pace all’Arsenale delle Idee. Perché le persone, le risorse, la passione si raggruppano intorno alle idee, ai grandi sogni. Non intorno ad un candidato antipatico o all’avversario che preferisce mangiare da solo, con fotografo al seguito.