In virtù di una convocatoria partita dai social-media, il 18 aprile un cospicuo numero di cittadini è sceso in strada nelle principali città argentine e in diversi quartieri di Buenos Aires per protestare contro gli insostenibili aumenti delle bollette promossi dal governo di Mauricio Macri e che superano ormai il 1000% dall’inizio della gestione del suo governo, incrementi delle tariffe che stanno ledendo non solo l’economia delle famiglie, ma l’intero settore produttivo del paese.
Al di là dei dati statistici spesso falsati, il numero degli indigenti sta aumentando sensibilmente e sempre più spesso il dilemma per una famiglia argentina è quello di scegliere tra pagare le bollette e poter mettere in tavola un piatto di cibo. Tanti, troppi gli indigenti per strada, sotto un ponte, sdraiati su materassi sudici, intrisi di umidità e rassegnazione.
L’insicurezza, la violenza stanno invadendo interi quartieri come risultato di una politica di austerità che condanna gli strati più deboli della popolazione e che non possono più essere tamponate da forze dell’ordine sempre più armate ed aggressive: uno più uno uguale a due, più povertà uguale a più violenza; la matematica non mente, a mentire, invece, sono il governo e i mezzi di comunicazione mainstream e lo fanno così bene che spesso agli occhi dei cittadini il legame tra povertà e violenza sembra svanire.
La stessa sera – mentre per le strade di quartiere una massa coesa protestava, inscenando il famoso “ruidazo” (rumorone), una variante dell’originale “cacerolazo” nato in seno alla crisi del 2001 – in Parlamento i deputati chiudevano senza esito una sessione straordinaria della Camera convocata dall’opposizione per proporre una serie di progetti atti a mettere un freno agli aumenti delle tariffe.
Macri ha sostenuto in un’intervista di non essere né un mago né un truffatore, anche se i giochi di prestigio messi in scena in Parlamento dai suoi accoliti sembrano indicarci l’esatto contrario: beccato in “flagranza d’esultanza” Nicolas Massot capogruppo di Cambiemos (il partito del presidente) mentre da dietro le tende che delimitano il foro parlamentare mostrava le dita a ‘V’ in segno di vittoria per esser riuscito ad ostacolare il raggiungimento dei 2/3 dei deputati necessari per il quorum.
Ricordiamoci che Nicolas Caputo amico del cuore e di affari del presidente, nonché maggior azionista del gruppo EDESUR (Ente di distribuzione dell’energia elettrica argentina) ha guadagnato più di nove milioni di pesos (350 mila Euro) in virtù degli aumenti sulle tariffe di fornitura energetica dall’inizio del governo di Macri.
Non cè quindi da stupirsi se il “ruidazo” di ieri è stato accompagnato dal coro unanime dell’ormai “inno-tormentone” del 2018 “MMLQTP” “Maurizio Macri la puta que te pariò” anagramma la cui traduzione in italiano fa più o meno così: Maurizio M. quella p…che ti ha partorito.