Il Presidente Trump durante una conferenza stampa alla casa Bianca dichiara che a ottobre sarà pronto un vaccino contro il coronavirus. “Ho parlato con Pfizer che sta facendo grandi progressi”, ha aggiunto. Il Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta ha invitato gli uffici per la sanità pubblica degli Stati federati a prepararsi a ricevere, conservare e distribuire il vaccino contro il coronavirus ai lavoratori sanitari e alle categorie più a rischio nelle prossime settimane. L’ente ha inviato l’avviso il 27 agosto, tramite una lettera divenuta di pubblico dominio solo pochi giorni fa, mercoledì 2 settembre. La tempistica descritta nella missiva ha sollevato dei dubbi sulla possibile politicizzazione del vaccino contro il coronavirus, che diverrebbe disponibile poco prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre.
Anthony Fauci, infettivologo e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, esclude la possibilità che gli scienziati possano pendere una decisione così importante e delicata sulla base di pressioni politiche. “Se bisogna prendere una decisione su un vaccino devi assicurarti di avere le prove che sia sicuro ed efficace. Non sono preoccupato dalla pressione politica” ha dichiarato il medico. Intanto Trump specifica: “Riguardo la pandemia di nuovo coronavirus, stiamo girando l’angolo”. E ha rivendicato che “il lavoro fatto” sul coronavirus “è incredibile” e “non ce ne viene riconosciuto alcun merito”. Secondo Trump: “Senza le nostre azioni contro il virus cinese saremmo ora a un bilancio di 2 milioni di morti”.
Il Presidente incalzato dalle domande dei giornalisti ha risposto anche sul caso del presunto avvelenamento dell’oppositore russo, Aleksei Navalny: “Non so esattamente cosa sia successo, è una cosa tragica, terribile. Non abbiamo ancora prove, ci guarderò”, ha dichiarato. Per gli Usa, ha proseguito, “è ok” se la Germania dovesse agire contro la Russia, ma “gli Usa non hanno visto le prove della Germania e non sono ancora arrivati a una conclusione sulla questione”. Trump ha specificatoo che “non sarebbe felice” se dovesse essere colpa della Russia.
Per quanto riguarda il proseguimento della campagna elettorale, sembra valido il detto “Follow the money” (segui il denaro) è una vecchia regola e funziona sempre. Bisogna seguire il fiume del denaro e la curva della pandemia per capire cosa succede nella campagna presidenziale americana a due mesi esatti dal voto. Accade di tutto, è lo spettacolo della politica del dollaro. Sembrano svolgersi le scene sul set del “Colore dei soldi” (film del 1986, regia di Martin Scorsese, con Paul Newman nei panni di Eddie “lo svelto” e Tom Cruise in quelli di Vincent Lauria), ma in realtà non siamo in un film, è la corsa alla presidenza americana a presentare, dinanzi ai nostri occhi, colpi di scena.
Nel “gioco dei soldi” Trump taglia i fondi alle città “anarchiche” governate dai democratici che hanno deciso di ridurre i fondi alla polizia. Cinque pagine di istruzioni del presidente all’ufficio del budget federale per avviare i tagli e naturalmente la pubblicazione dell’elenco delle città inadempienti ai quali l’amministrazione taglierà i fondi. Non è difficile immaginare chi sarà colpito, si citano Washington, Portland, Seattle, tutte a guida dem e con problemi di sicurezza da mesi. E naturalmente la regina delle città, New York. In risposta il sindaco di New York Bill de Blasio si rivolge al presidente Trump, che ha minacciato di tagliare fondi agli Stati governati dai democratici: «Se ci neghi fondi, ci vedremo in tribunale e ti batteremo. In questo Paese la legge va rispettata»
Andrew Cuomo, governatore di New York, attacca anche lui Trump: “Trump non può avere abbastanza guardie del corpo per passeggiare nelle strade di New York, meglio che abbia un esercito. I newyorchesi non vogliono avere nulla a che fare con lui”. Dunque Cuomo dice che il taglio dei fondi federali per la polizia è una “mossa politica, ingiustificata e illegale” e naturalmente “un altro tentativo di uccidere New York”.
Sono ormai lontani i tempi in cui Cuomo elogiava Trump e la Casa Bianca per la risposta al coronavirus. A New York Trump si gioca anche la battaglia legale con la procura sulla sua dichiarazione dei redditi. L’ultimo round l’ha vinto lui bloccando il mandato di presentazione dei suoi documenti finanziari ai magistrati che indagano sulla Trump Organization. Il suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, il dem Joe Biden, ha colto la palla al balzo per chiedergli cosa nasconda al Fisco. “Ho rilasciato 21 anni di dichiarazioni dei redditi. Trump, cosa stai nascondendo?”, ha twittato l’ex vice presidente di Barack Obama. Un altro lato oscuro dei soldi di Trump.
“Follow the money” è chiaramente insita nella pubblicità elettorale: la campagna di Biden ha raccolto 365 milioni di dollari in agosto, un altro record mai visto prima, è l’effetto del forcing dei candidati per riempire gli spazi virtuali nell’etere, nel cavo, nella rete. Trump in luglio aveva raccolto 165 milioni di dollari, Barack Obama nel settembre del 2008 aveva incassato 193 milioni di dollari. Manca il dato della raccolta della campagna di Trump in agosto. È la corsa dei dragster della finanza elettorale, il carburante per arrivare al traguardo il 3 novembre.
Durante la pandemia 40 milioni di americani si sono iscritti alle liste per ricevere il sussidio di disoccupazione, per la prima volta dal dopoguerra, il debito pubblico americano supererà l’intera produzione annua, il debito balzerà oltre il 100% del Prodotto interno lordo. Quest’anno il rapporto si fermerà al 98%, sempre un record assoluto. Gli Stati Uniti entrano nel club dove sono iscritti paesi come l’Italia, la Grecia e il Giappone. Un altro segno dei tempi.