Arridatece Nilla Pizzi! O Modugno, Celentano, Drupi, Nada. Insomma chiunque ma non questo spettacolo desolante del Festival di Sanremo trasformato in una Festa dell’Unità di infimo livello. Dove la musica è talmente squallida da far comprendere perché Amadeus abbia fatto ricorso alla comparsata di Mattarella seguita dal comizio retribuito del solito ed insopportabile compagno Benigni. Dalla retorica nazionalpopolare alla retorica del politicamente corretto. E il cambiamento non è in meglio.
Ovviamente non poteva mancare, in questa caduta di stile, l’influencer Ferragni. Trasformata in una filosofa della banalità a pagamento. Altro personaggio che, con un festival che dovrebbe essere “della canzone italiana”, proprio non ha alcun rapporto se non quello di essere amica di Amadeus. Perché, in fondo, l’unico criterio di scelta è il rapporto di amicizia con il conduttore nonché lider maximo della manifestazione.
Sarebbero fatti loro, se non occupassero il primo canale della tv pubblica per 5 serate consecutive. E man mano che i sedicenti artisti si esibiscono – sono pochi quelli per i quali si può utilizzare la definizione “cantanti” – aumenta la speranza che il quasi ottuagenario Morandi intoni qualche suo vecchio brano. Ed il pubblico, per quanto politicamente corretto, si scatena quando i Pooh ripresentano le vecchie canzoni. E si scatenano gli orchestrali, che di musica ne capiscono. Tanto per chiarire la differenza tra musica popolare e semplice onanismo (poco) intellettuale sorretto da musiche scadenti. In fondo il simbolo di questo circo inutile e costoso è Blanko con la sua crisi isterica: niente musica e nervi fragili, maleducazione, arroganza, presunzione.
E di questo deserto di qualità approfitta Amadeus per piazzare i pipponi politicamente corretti degli amici suoi. Amici a gettone ovviamente. E gettoni pesanti. Perché Sanremo è Sanremo e le fiches da gettare sul tavolo non mancano mai. Peccato che sia sempre il banco a vincere ed il pubblico paghi per essere fregato.
Quanto a Mattarella, è vero che il presidente inaugura anche la stagione della Scala. Ma a Milano si fa musica, non comizi affidati al giullare di corte.