Il Guatemala conferma la tendenza latinoamericana degli ultimi anni ed elegge il conservatore Alejandro Giammattei alla propria presidenza.
Anche questa volta la candidata di centrosinistra Sandra Torres si è dovuta arrendere al secondo turno per le elezioni della massima carica istituzionale, proprio come nel 2015, ottenendo solo il 40,5% dei voti.
Il vantaggio di quasi dieci punti percentuali conseguito lo scorso 16 giugno non è bastato all’ex first lady per avere la meglio del sessantatreenne chirurgo sostenuto dalla lista Vamos por un Guatemala Diferente (Andiamo per un Guatemala Differente, VGD).
Indubbiamente i due mesi di nuova campagna elettorale per il ballottaggio hanno consentito a Giammattei di far convergere sulla propria figura i voti di gran parte degli altri candidati (ben diciotto) fermatisi al primo turno in una votazione frastagliatissima. Nel corso di questa nuova fase della campagna elettorale l’ex direttore del sistema penitenziario nazionale ha ribadito con forza la propria contrarietà ad aborto e riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso, rafforzando la propria posizione tra gli elettori evangelici e affermando di essere favorevole alla pena di morte in uno Stato in cui la criminalità rappresenta uno dei mali endemici insieme alla corruzione.
Il 59,5% dei consensi del leader conservatore non permetterà, comunque, di aggirare i problemi che la nuova presidenza per il mandato 2020-2024 avrà nell’unica Camera del Paese dove, sempre nel corso delle votazioni di giugno, la lista Vamos ha ottenuto solo 16 dei 160 seggi. Pur sconfitta nuovamente, la Torres ha conseguito la maggioranza relativa dei seggi riportando il partito Unidad Nacional de la Esperanza (Unità Nazionale della Speranza, UNE) al primo posto in Parlamento con 54 seggi. Giammattei, proprio come in occasione del secondo turno per le presidenziali, dovrà cercare di siglare una serie di accordi con gli altri diciassette partiti capaci di conquistare almeno un eletto.
Di sicuro, dal punto di vista internazionale, a sorridere è Washington consapevole di aver mantenuto una posizione di forza in uno dei tre Paesi che formano il Triangolo del Nord dell’America centrale, il luogo dal quale arriva la maggioranza degli immigrati che cerca di superare illegalmente il confine con il Messico.