..E poi ci si stupisce di fronte alla censura italiana, al pensiero unico obbligatorio, alla cancel culture in versione spaghetti e cavallette (la pizza sarà sostituita), ai diktat di Sala, della Bocconi e del Salone del libro. Non è solo la vicenda ucraina a provocare la cancellazione della libertà di pensiero, ma è ormai un atteggiamento che coinvolge la società italiota in ogni suo ambito. Cupio servendi, la passione per la servitù in ogni sua forma. I nipotini del “Franza o Spagna purché se magna” sono ora diventati prestigiosi commentatori su ex prestigiose testate.
Così, sul Corriere della Sera Dario Di Vico affronta il tema dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, inizialmente con correttezza e professionalità. Come se il Corriere di Urbano Cairo avesse ancora qualcosa da spartire con la qualità del passato. Peggio dell’Italia, spiega Di Vico, ci sono soltanto Turchia, Montenegro e Macedonia. Nel Paese dei renitenti alla vanga un giovane su 4, tra i 15 ed i 34 anni, se ne resta beatamente sul divano e aspetta la paghetta dei genitori e dei nonni.
Ovviamente non è proprio così. Perché questo è anche il Paese del lavoro nero e non tutti i Neet sono effettivamente tali. Qualcuno lavora anche se non risulta. Più difficile che studi, visto l’infimo livello della scuola nazionale.
Poi, però, il giornalista lascia da parte la professionalità e scivola nella banalità un po’ servile. Riproponendo le solite lamentele degli imprenditori del Nord Italia che non trovano le figure professionali che cercano. Non una parola sulle retribuzioni proposte. Non un accenno sui dati del Cnr che certificano lo sfruttamento nei confronti dei giovani ricercatori italiani rispetto alle condizioni offerte dai Paesi a noi vicini.
È verissimo, le città del Nord sono costellate da fogli affissi su bar, ristoranti, hotel con l’immancabile: “Cercasi personale”. Camerieri, cuochi, lavapiatti. E poi commessi, ma anche operai ed artigiani. Troppo spesso, però, gli aspiranti donatori di stipendio si indignano perché al colloquio i giovani chiedono due piccole precisazioni: qual è l’orario di lavoro e quanto si guadagna. Come se fossero due particolari irrilevanti. “Già offriamo un lavoro, e questi pretendono pure di essere pagati. E magari di essere impegnati per sole 8 ore al giorno, per soli 5 giorni. Che si vergognino!”.
Ecco, si vergognano ma se ne restano a casa invece di farsi prendere in giro. E dopo un paio di esperienze di questo tipo evitano di cercare ancora. Benché esistano anche datori di lavoro seri, onesti, che riconoscono capacità e merito e lo retribuiscono pure.
Di questo, però, il Corriere non scrive.
Per Di Vico la soluzione è un’altra. E qui si può notare perfettamente il clima che si respira in Italia. Ai giovani deve parlare Sua Divinità Mario Draghi. Un nuovo Discorso della Montagna. Camminando sulle acque, ma senza moltiplicare il salario, spiegherà ai ragazzi che farsi sfruttare è buono e giusto. Idee per nuove attività? Per nuovi progetti sostenuti dal governo? Non se ne parla. Parole di schiavitù. Ma se le pronuncia Sua Divinità, il Corriere è contento ed i giovani riprendono a studiare ed a cercare una occupazione per 700 euro al mese lavorando 10 ore al giorno per 7 giorni ogni settimana.