Da uno studio della Yale University emerge che gli uomini hanno 1,7 volte di probabilità in più di morire di Covid-19 rispetto alle donne. A determinare tutto questo concorrono fattori genetici, ormonali e del sistema immunitario. L’assetto ormonale è fra le spiegazioni ipotizzate da vari esperti. La produzione di estrogeni da parte delle donne genera barriere naturali contro molte patologie, come ad esempio quelle cardiovascolari. Gli uomini tendono a soffrire di malattie cardiovascolari in anticipo rispetto alle donne, che sono appunto protette dagli ormoni fino alla menopausa: in questo periodo, quando la produzione di estrogeni cala, la popolazione femminile diventa più vulnerabile, al pari degli uomini.

Anche in Italia i numeri della pandemia evidenziano un’incidenza dei ricoveri di uomini di 1,5 volte superiore rispetto alle donne. I dati provenienti da molti paesi hanno messo in luce uno squilibrio di genere per gravità e tasso di mortalità. Quello che emerge è che, anche a parità di casi di contagio, la mortalità e l’incidenza della malattia sono differenti in uomini e donne.
A provocare questa diversità, secondo i ricercatori, è il sistema immunitario che determina una diversa risposta tra sesso maschile e sesso femminile rispetto alle infezioni virali, un dato che si rivela anche con altre infezioni virali come l’HIV o l’Epatite B. Questo accade perché le cellule deputate all’immunità innata sono molto più attive nelle donne, come la produzione di anticorpi. A tutto questo si aggiungono anche differenze a livello di cromosomi X e Y, il che spiega anche la maggior incidenza di malattie autoimmuni nelle donne.
L’Italia fino a pochi mesi fa veniva celebrata per il tasso di longevità della sua popolazione, ma il Covid-19 ha completamente ribaltato questa situazione.

Uno studio pubblicato sulla rivista Public Health, rileva che tra marzo e aprile, il tasso di mortalità è in realtà più che raddoppiato (+109 per cento). Questo è il dato medio nazionale, che da una parte vede le statistiche delle Regioni del Mezzogiorno (pressoché analoghe a quelli degli anni precedenti) e dall’altra fa registrare il primato dei Comuni più colpiti dalla prima ondata di Covid-19: con numeri cresciuti anche del 600 per cento in alcune aree del Nord Italia, come la Lombardia.