Diceva Bertold Brecht in una poesia, una delle sue poesie più decisamente politiche (e meno belle ): Giulio Cesare conquistò la Gallia… non aveva con sé neppure un cuoco?
Ovviamente intendeva che delle grandi vicende, si ricordano i condottieri, i generali, gli imperatori… ma non gli uomini comuni che, sull’altare delle guerre di potere, sono stati sacrificati… e senza dei quali mai sarebbe esistito alcun impero…
La lessi alle medie, questa poesia. Una prof. non giovanissima, e cattolica bigotta, era però impallinata con Brecht. E ce lo propinava a dosi massicce.
Però non mi ha mai convinto… a me è sempre sembrata demagogia a buon mercato. Le Gallie le ha conquistare Cesare. Punto. Certo con i suoi ufficiali e i suoi legionari. Ed anche con i cuochi. Ma senza Cesare, e il suo genio strategico, da vero rapace – Cesare in armi grifagno, lo descrive Dante nel Limbo – tutti i cuochi di Roma non avrebbero conquistato un bel niente. Se ne sarebbero restati a casa a cucinare le trippe con la mentuccia… insomma, i cuochi non fondano imperi. E chiuso il discorso.

E, invece, ora mi tocca rivedere le mie idee. E rivalutare il ruolo strategico e militare dei cuochi. Perché giunge la notizia che, in Donbass, in quell’orrido e assurdo carnaio, accanto ai mercenari della “Wagner” (nota bene: se sono dalla parte russa sono mercenari. Se dalla parte Ucraina contractor o, meglio ancora, partigiani della libertà) sarebbe sceso in campo un altro raggruppamento “privato”. Che si chiama “Convoy”.
Si tratta di una PMC. Una milizia privata che offre i suoi servigi al Ministero della Difesa russo. Con il quale stipula accordi economici – la paga degli uomini in campo, il premio in caso di servizio prolungato… – e che sul campo gode di una discreta autonomia operativa. Niente di nuovo. Convoy, esattamente come la Wagner, altro non è che una, moderna, Compagnia di Ventura. Come quelle che hanno segnato la storia del nostro Rinascimento. E che erano comandate da Capitani i cui ricordi, e spesso i monumenti equestri, si trovano in tutte le principali città italiane.
Personaggi come Bartolomeo Colleoni, il Gattamelata, l’inglese John Ackwood, che qui veniva chiamato Giovanni l’Acuto. E ancora il Girolamo da Bussone, conte di Carmagnola, reso immortale dalla tragedia del Manzoni. E Francesco Sforza, che da Capitano di milizie mercenarie, si impadronì del Ducato di Milano… e Giovanni de Medici, detto Giovanni dalle Bande Nere… anche Ettore Fieramosca, divenuto nel romanzo del D’Azeglio Eroe patriottico, antesignano del Risorgimento, altro non era che un Capitano di mercenari. E con lui Fanfulla da Lodi. Graiano da Trani e gli altri della Disfida di Barletta. Dove le suonarono di santa ragione a La Motte e ai nobili francesi. Che non erano mercenari… ma i nostri erano più bravi.

Insomma, Convoy , Wagner ed altre PMC che combattono sui due fronti del conflitto russo-ucraino sono le Compagnie di Ventura dei nostri tempi. E i loro Capitani dei moderni avventurosi, e avventurieri, con uno spirito rinascimentale.
Infatti Eugenij Prigozhin, che comanda i, cosiddetti, “musicisti”, è un, ricco, imprenditore. Che possiede, fra l’altro, una catena di ristoranti. Pare frequentati dallo stesso Vladimir Putin. E qualcuno, già da tempo, lo avrebbe soprannominato “Il cuoco di Putin”.
E ora arriva anche la Convoy, già alla prova del fuoco sul fronte della Crimea. Che sembra sia una costola della Wagner. Tant’è che, a comandarla, è un tizio che si fa chiamare Kostantin Manzai. E che già ha curato gli interessi di Prigozhin (e alcune operazioni della Wagner) in Africa Centrale. Per farla breve, è l’aiutocuoco.
Certo che questa commistione fra cuochi e guerre lascia un po’ perplessi. Ve lo vedete voi, che so, il Colleoni gestire una histerua e ciccheteria a Venezia? O lo Sforza cucinare la busecca? L’Acuto poi… no, lui proprio no… era inglese… e un cuoco inglese in Italia… impensabile.
O, all’opposto, il buon Vissani guidare un esercito di mercenari? Vero che, a suo tempo, lo chiamavano il “cuoco di D’Alema”… ma non per questo ha mai pensato di bombardare Belgrado…
Però, a ben pensarci, esiste un precedente illustre.
I, famosi, Giannizzeri. La migliore fanteria del mondo moderno. Superiore persino ai Tercios castigliani. Costituirono, per alcuni secoli, il nerbo degli eserciti Ottomani, guidati in battaglia, sempre o quasi, dallo stesso Sultano. Non erano, però, come comunemente si crede, turchi. In maggioranza, erano ragazzini presi da famiglie cristiane, soprattutto nei Balcani, e cresciuti per diventare la guardia scelta del Sultano. Feroci, disciplinati, valorosi.
Storia abbastanza ben nota.
Meno noto il fatto che i giannizzeri avevano dei ben strani gradi. Infatti la loro gerarchia interna era fondata sui ruoli di una… cucina… insomma, non tenente, capitano ecc… Ma cuoco, capocuoco, servitore… e altri. E il loro simbolo era il gazal, il grande pentolone dove si cuoceva il rancio. Che era rancio speciale. Prelibato. Un privilegio di cui andavano fieri. E i pentoloni, rovesciati, venivano usati come tamburi. Per chiamare all’adunanza. Spesso, anche, per segnalare il malcontento e dare segnale di rivolta… beh, erano giannizzeri… caratterini da prendere con le molle.

Ora, scusandomi per le imprecisioni e la sommarietà di quanto ho scritto (soprattutto con il mio amico Fabio L. Grassi , uno dei massimi esperti di storia e cultura turca), quello che volevo osservare è che, con i cuochi, dopotutto un Impero si può conquistare.
E che mai vanno presi sotto gamba.
Prigozhin ed i suoi lo stanno dimostrando a Bakhmut e al confine della Crimea.
Certo, sarei curioso di sapere quali siano i piatti che il Cuoco serve allo Zar Putin…
Forse… polli, occidentali, cotti a fuoco lento…