Indignazione democratica ed atlantista per il colpo di Stato in Niger che ha deposto il leader filofrancese. Silenzio democratico ed atlantista per l’arresto, in Senegal, del leader dell’opposizione accompagnato dallo scioglimento del partito più forte secondo i sondaggi. Già, ma il governo di Dakar è filofrancese e, dunque, libertà e democrazia sono optional trascurabili. Anzi, proprio da evitare.
Anche perché il poco democratico governo senegalese si è già dichiarato disposto ad intervenire militarmente in Niger per riportare la democrazia. A Nyamey, ovviamente, non a Dakar. Dove, però, sono già scoppiati disordini. Fomentati, ovviamente, dai militanti della Wagner che si sono scuriti i volti per confondersi tra la folla.
D’altronde la controffensiva ucraina non sta dando i risultati sperati da Washington e Bruxelles (se i successi raccontati quotidianamente dalle piangine dei TG italiani fossero anche parzialmente veri, oggi gli ucraini avrebbero già occupato Mosca) e, dunque, occorre aprire altri fronti di guerra per procura, in modo da distrarre l’opinione pubblica.
Magari la coalizione di stati africani sostenuti dagli atlantisti riuscirà a sconfiggere i golpisti nigerini e la propaganda provvederà a raccontare che è Putin ad essere sconfitto. E pazienza se, a livello popolare, aumenterà l’odio per gli ex colonialisti e si intensificherà il traffico di migranti diretti verso l’Europa e, in particolare, verso l’Italia.