Tanto tuonò che piovve. A colpi di presunzione e di arroganza, il destracentro atlantista è riuscito a perdere Udine. Risultato inatteso, dopo che al primo turno Pietro Fontanini, candidato del destracentro, era nettamente in vantaggio. Ma Alberto Felice De Toni, indicato da PD e Terzo Polo, è riuscito ad ottenere il sostegno anche dei 5 Stelle ed ha conquistato il 53% dei voti al ballottaggio.
“Mi sono mancati 3mila voti”, si è lamentato lo sconfitto. Già, gli sono mancati. E chi avrebbe dovuto darglieli? Li aveva ordinati? Acquistati? Pagati? No. E allora per ottenerli bisognerebbe conquistarli, bisognerebbe convincere gli elettori a recarsi alle urne. Spocchia, presunzione, negazione di un passato che magari è importante per gli elettori non sono forse gli elementi migliori per coinvolgere gli elettori. Le stangate contro il ceto medio non aiutano, l’incapacità di affrontare l’invasione dei clandestini neppure.
Così si riesce nel miracolo di rianimare una sinistra moribonda, di far risorgere per un attimo il defunto Terzo Polo, di riunire PD, centristi e pentastellati.
Certo, è solo un caso. Però un campanello d’allarme dovrebbe far riflettere persino il circolo della Garbatella. Soprattutto perché una sinistra così debole, divisa, irrilevante culturalmente e politicamente sarà difficile ritrovarla anche in seguito. E perdere contro una sinistra così allo sbando è un pessimo segnale per il futuro.