Ignazio La Russa presidente del senato e seconda carica istituzionale del Paese. Può far ridere qualcuno che lo ha conosciuto in privato. Può provocare un piccolo orgasmo in chi lo ricorda in via Mancini, a Milano, o mentre saliva in ascensore per raggiungere la sede di Radio University. Può indignare chi pensa alle vicende di Ursini e della Liquigas o della Sai. Ma, per fortuna, questo è un Paese che ha rapporti difficili con la memoria storica. Meglio così.
Perché già l’elezione di La Russa è arrivata spaccando la maggioranza del destracentro ed è meglio che non tornino a galla vicende imbarazzanti. È sufficiente il vaffaday in versione berlusconiana. È sufficiente il non voto di Forza Italia per evidenziare la spaccatura. Meloni, definita “arrogante” dal sultano di Arcore, non vuole concedere un ministero di peso a Licia Ronzulli. Ed i forzisti dimostrano di essere pronti ad una guerriglia parlamentare per rimarcare il proprio diritto alla pari dignità politica. Una dignità che Meloni non riconosce, andando a bocciare il nome indicato da Berlusconi con particolare impegno.
Ronzulli è in grado di fare il ministro della Sanità? Forse no. Ma se le grandi figure meloniane sono il cognato Lollobrigida o Donzelli, allora va bene tutto.
Ovviamente il destracentro riuscirà a trovare una quadra ed a varare un governo. Ma sarà un esecutivo debole, proprio per l’arroganza della leader della destra e per i condizionamenti che ha accettato pur di governare. Il rifiuto di assegnare il ministero degli interni a Salvini appare come una imposizione di Mattarella e del partito dei magistrati progressisti. E poco importa se, nei fatti, il mancato approdo al Viminale sarà una grande fortuna per Salvini e per la Lega. Perché, comunque, sarà uno sgarbo nei confronti di un alleato ed un cedimento nei confronti di poteri forti mai eletti.
Il secondo condizionamento è quello atlantista. Il servilismo nei confronti di Biden e della sua immonda politica guerrafondaia rischia di trasformarsi in un boomerang innanzitutto perché porterà alla recessione ed alla crisi economica dell’Italia e, poi, perché rischia di entrare in collisione con una eventuale presidenza statunitense di segno opposto.
Quanto a La Russa, il primo discorso ha abbondantemente deluso coloro che, nel Paese e non in Senato, lo hanno votato. Una pacificazione a senso unico, con una parte che deve cedere all’altra senza ottenere alcun riconoscimento in cambio. E tutto per ottenere il voto in Senato di alcuni esponenti dell’opposizione che hanno sostituito i forzisti arrabbiati per la questione Ronzulli. Ma non si può pensare di governare in questa situazione.