Nel mondo della cultura alternativa Walter Jeder (nome de plume di Walter Pacini) ha rappresentato, e continua a rappresentare, un punto di riferimento.
Giornalista, animatore, scrittore di canzoni che hanno fatto epoca, ha attraversato da protagonista gli ultimi cinquant’anni e oltre lasciando un segno importante.
Ma soltanto alla fine dello scorso anno, superata la settantina, ha deciso di dare alle stampe il suo primo romanzo. E forse è valsa la pena di attendere tutto questo tempo, perché “Il Diavolo e la Coda” (AGA Edizioni, 20€) è davvero un libro che merita di essere letto.
Il protagonista è Pasquale Bonino che, come lo stesso Jeder, nasce in alta Val Bormida, in un paesino sperduto nell’Appennino ligure. La sua storia si dipana attraverso buona parte del ‘900, attraversando tutti i principali avvenimenti del secolo scorso.
Dall’arrivo in Italia del circo di Buffalo Bill alla guerra di Libia, dalla Grande Guerra all’avvento del Fascismo, fino alla guerra civile e al dopoguerra, Pasqualino si muove a volte da protagonista, a volte da comparsa nelle vicende che hanno segnato l’evoluzione e la crescita dell’Italia e del suo popolo. Tra alti e bassi, momenti di esaltazione e piccole e grandi catastrofi, speranze e delusioni personali e collettive.
Ma il lettore non si deve aspettare il solito racconto memorialistico. Al contrario, nel romanzo si respira l’aura delle storie che i nostri vecchi dispensavano ai giovani in relazione alle loro esperienze vissute.
Un “racconto – come dice lo stesso autore – che cuce insieme per aneddoti, ricordi e vecchie foto ingiallite dal tempo, la vicenda umana di Pasquale Bonino”. In altre parole la vita vera di un uomo in apparenza normale ma “unico”, come è giusto che sia chiunque abbia calcato la nostra terra, si srotola davanti ai nostri occhi. E noi restiamo affascinati da qual racconto fatto da una persona che ci appare vera, autentica: proprio come vere e autentiche, sia pur ammantate di venature mitiche, ci apparivano le storie che i nostri anziani ci raccontavano quando eravamo bambini.
Nei brevi e numerosi capitoli di cui si compone l’opera ci vengono raccontati diversi episodi della vita del protagonista. E nel suo complesso il romanzo si muove tra la storia (quella vera, vissuta dalla gente in carne ed ossa) e l’aneddoto, un po’ testimonianza e un po’ picaresca avventura.
Pare davvero che Jeder abbia messo insieme i ricordi di una vita, supportando la sua narrazione con una solida documentazione (questa sì di carattere storico/scientifico) che si può facilmente ricostruire consultando l’ampia bibliografia che chiude il volume.
Dal momento che si tratta pur sempre di un romanzo, forse gli si potrebbe muovere il rimprovero che manchino quasi del tutto i dialoghi. Ma vista l’impostazione alla quale facevamo riferimento, probabilmente si tratta di una critica inappropriata.
Ma siamo certi che la lettura de “Il Diavolo e la Coda” non mancherà di affascinare, commuovere, stupire e – perché no – educare coloro che si vorranno immergere nelle sue pagine.