È la sera di Halloween. O, se preferite, la Vigilia di Ognissanti. Uno strano Halloween. Le vie sono vuote. Silenziose. Non si odono voci, risa. Schiamazzi di bambini. I campanelli restano muti. Il cesto di caramelle e dolciumi – che ho comunque preparato non si sa mai… – è lì, pieno, accanto alla porta. Nessuna voce, infantilmente impostata per far paura, mi ha intimato “Dolcetto o scherzetto!”.
Lo scorso anno era ben altra cosa. La festa dei bambini a scuola. Poi anche quella in Parrocchia, dove ho accompagnato mio figlio. Ma che era, però, denominata, Festa di Ognissanti perché Halloween suonava come qualcosa di… pagano…
E, infine, la serata, con il campanello che suonava ogni cinque minuti ed anche meno. Maschere e costumi delle più varie fogge…. fantasmi con catene di cartone, teschi, streghe in miniatura, addirittura un saio da Monaco – il Monaco della Morte , mi disse il ragazzino, ma non chiedetemi cosa sia…
Insomma era Halloween. La festa…
Mio figlio girella per la casa. Come un leone in gabbia. Ho cercato, comunque, di dargli una parvenza di festa. Una zucca intagliata con candela alla finestra. Qualche decorazione…. Il cesto delle caramelle. Ma, appunto, è solo questo. Apparenza. E non basta.
Girella nervoso. Guarda un po’ i cartoni in TV. La spegne. La riaccende. Poi si avvicina. Imbronciato. Anzi, molto peggio.
“Papi…. Che palle!”
Che dirgli… Ha ragione. È un anno che sta venendo negato il diritto alla vita a bambini e ragazzi. In nome della paura di morire dei più vecchi… sfruttata per ragioni… bah… ozioso continuare.
Fai qualcosa. Ci sono dei bei cartoni in TV. Anche dei film. Su Halloween…
Sbuffa… “Già visti…. E poi… Non mi divertono… non fanno neppure davvero paura…”
Perché vuoi avere paura? gli chiedo.
“Non so… nella paura c’è qualcosa che mi piace…forse i mostri… I fantasmi…Mi incuriosiscono…”
Siamo sempre attratti dalle nostre paure. Mi disse una volta un’amica psicologa. Perché affrontarle è un modo di conoscere noi stessi. Affrontarle. Non subirle passivamente.
Tu credi che siano veri? – gli chiedo – che esistano realmente mostri, fantasmi, esseri orrendi che in certe notti vagano per le vie?
Mi guarda in silenzio. Poi
“Non so papi… Ma credo di sì… E vorrei vederli. Non ho paura sai, io” e gonfia il petto tutto orgoglioso.
“E poi, papi, che mondo sarebbe? Se non ci fossero gli orchi, gli zombie, le streghe…come dice qualche prof. a scuola… allora non ci sarebbero neppure le fate, gli elfi… E nemmeno Babbo Natale e la Befana… no?”
Ha ragione. E mi viene in mente Shakespeare, l’Amleto. Ci sono più cose fra terra e cielo che nella tua filosofia… Abusato, lo so. E spesso citato a sproposito… Ma in questo caso…
Sì, gli dico. Il nostro mondo, quello di tutti i giorni, è solo quello che vediamo. O meglio che vogliamo vedere. E crediamo che ci sia solo questo. Ma se siamo capaci di immaginare, di volere altri mondi, questi si palesano. Diventano reali. Perché vi sono altri mondi. E le fiabe, le leggende, i miti, sono veri. Le streghe esistono, come le fate….
“E allora ad Halloween questi girano davvero… Ma perché non negli altri giorni. O notti?”
Perché certe notti, come questa, sono come delle… porte. Porte che si aprono in queste date. E permettono agli esseri fantastici di entrare nel nostro mondo. Di invaderlo. Di girare e confondersi tra noi. Per questo l’uso di travestirsi come loro…
Gli occhi di mio figlio si illuminano.
“Siiiii, così anche noi ci confondiamo con loro. Siamo come loro. E non abbiamo più paura…” sorride. “Sai che faccio? Anche se non posso uscire, mi metto sul terrazzo, vicino alla zucca. E così loro mi vedono, con la maschera da mostro. E si fanno vedere da me…” e corre via…
Sorrido anch’io. Sono sicuro che li vedrà davvero. Schopenhauer e Pirandello sarebbero d’accordo con lui.