Chissà se quest’anno Linus, il sognatore dei Peanuts di Schultz, sarà, finalmente esaudito? Chissà se il Grande Cocomero, di cui è l’unico fervente e devoto sostenitore, verrà nella Notte di Halloween, portando doni, come una sorta di Babbo Natale…
Il Grande Cocomero. In realtà la Grande Zucca, nell’originale americano. Perché, quando il fumetto arrivò in Italia, Oreste del Buono pensò che il cocomero fosse un ortaggio più noto della zucca. Gli usi dei festeggiamenti di Halloween erano cosa estranea, ancora, alla nostra cultura.
Si sbagliava però, e di grosso. Dimostrando, da raffinato intellettuale alla moda, di saper ben poco delle nostre tradizioni popolari. Perché Halloween sarà anche un’americanata, come l’ha definita di recente il dispotico e autoproclamato vicereuccio di Napoli… Ma le zucche intagliate e illuminate con candele la Vigilia di Ognissanti, o in altre date, no. Sono cosa nostra, cultura nostra, popolare e contadina. E diffusa, per altro, un po’ in tutta la Penisola. La “morte secca”, nella Val di Pesa; la festa, macabra, di Sant’ Andrea in certi paesi della Sardegna ; la lumera e la lumassa nel Veronese e nel rodigino. E poi in Calabria, Lombardia, Lazio… Non c’è regione dove non si trovi l’uso di intagliare una zucca con fattezze mostruose, mettervi dentro una candela, ed esporla alla finestra in certe notti… Specialmente tra Ognissanti e i Morti.
Perché la funzione di queste zucche intagliate è apotropaica. La versione popolare delle teste di Medusa, mostruose e digrignanti, che adornavano i frontoni dei templi greci.
Tenere lontani gli spiriti malvagi. Gli spettri dei defunti irati. Gli esseri che, nella notte, escono dagli inferi, e vagano per le vie cercando vendetta.
Certo, oggi le zucche di Halloween servono a decorare le finestre e i giardini. E a trasmettere l’allegria di una festa che assomiglia ad una sorta di Carnevale. Ma è, se vogliamo, un Carnevale Gotico. Popolato di presenze e maschere inquietanti. E le risate, gli schiamazzi dei bambini per le vie che suonano alle porte e intimano “Dolcetto o scherzetto”, non fugano le ombre. Semmai le esorcizzano, rendendole, in certo qual modo, più… familiari.
Ed è qui il senso di questa strana, a ben vedere macabra festa. L’accettazione del fatto, ovvio ma oggi assurdamente negato, che la morte è l’altro volto della vita. Non si dà l’una senza l’altra.
Per questo i defunti camminano fra noi. Per questo vengono accolti e attesi, e lusingati con cibi e bevande. Latte, soprattutto, che è la bevanda della vita. Per questo, ad esempio, in alcune zone della Sicilia sono i Morti a portare i doni ai bambini. Segno di un legame, di una ininterrotta continuità tra le generazioni.
Quest’anno, però, non vi saranno bambini che sciamano allegri. Non feste. Non scampanellate. Le persone se ancora così si possono definire, se ne staranno rintanate nelle case. Asseragliate nella prigione della paura. Coperte da maschere senza significato…
Io, però, intaglierò una zucca. Vi porrò dentro una candela. E la esporrò alla finestra. Per tenere lontano non i Morti, o gli Spiriti folletti che sono, in fondo, amici. E, quindi, benvenuti. È ben altro che vorrei esorcizzare… Chissà mai…