C’era una volta il Parroco. Il prete. Il prevosto… C’era… E ora non più.
Oh sì, sento già alzarsi le voci per correggermi. Ma che dici? Il parroco c’è ancora… Sei tu, brutto ateo pagano e negazionista che non vai mai in Chiesa e, quindi, non lo sai…
No. Scusate. Io non sto parlando di quei funzionari in jeans, o, se va bene, con un normale abito scuro che se ne stanno rintanati nelle sacrestie. Che chattano, incontrano parrocchiani su qualche piattaforma web, fanno catechismo e dicono messa in streaming e con la Chiesa, praticamente, vuota. Questi sono impiegati che fanno orario di ufficio. Parastatali – visto da chi sono stipendiati – oggi per lo più in smarthworking… Ma, comunque, anche prima del Covid non era molto meglio. Forse timbrano persino il cartellino… dove non so, ma mi sembrerebbe cosa acconcia. E assai probabile.
Io sto parlando del parroco di una volta. Figura ormai scomparsa. Un fantasma. O, nella migliore delle ipotesi, un panda relegato in qualche remoto paesino fra i monti. Come altre figure, fondamentali, della vita di un tempo. Il medico condotto, quello che ti veniva a visitare a casa se avevi la febbre… Il farmacista che preparava i medicamenti nel retrobottega, e non si limitava, come oggi, a scambiare ricette con pacchetti di cui non è in grado di dire nulla. Il ciabattino. Quello che le scarpe le riparava e te le faceva come nuove… perché mica si era nell’era dell’usa e getta… E ancora, l’orologiaio, il lattaio, il postino che augurava Buone Feste…
Comunque, il parroco era, in un paese, figura fondamentale. Ed anche nei quartieri cittadini, che, alla fin fine, un tempo altro non erano che una pluralità di paesotti accozzati tutti insieme. Con specificità ed abitudini tutte loro.
Non si limitava a dir messa e amministrare i sacramenti. Veniva a casa. Talvolta, specie nelle feste, anche a pranzo o cena. Ci potevi parlare. Discutere. Litigare anche.. Organizzava il patronato con il calcio balilla e le partite di calcio per i ragazzi. E magari anche con un piccolo cinema, dove si proiettavano due film di fila un paio di volte la settimana. Totò soprattutto. E, più tardi, Franco e Ciccio… Lo incontrarvi per strada che chiaccherava con qualcuno. O passeggiava in solitaria leggendo il messale. E muovendo, silenzioso, le labbra.
È potevi trovarlo anche nell’osteria, a batter carta, tressette o madrasso preferibilmente..
Guareschi ne ha fatto un ritratto straordinario con il suo don Camillo. Che per la mia generazione continua ad avere il muso equino di Fernandel.
Ma le citazioni letterarie potrebbero essere innumerevoli. Dal Curato di Tours di Balzac, al don Abbondio manzoniano. Dal padre Brown sorto dal genio di Chesterton alla figura descritta con bonaria ironia, tutta veneta, da Meneghello in “Libera nos a Malo”.
Personaggi diversi. Contrastanti. Con diversissime virtù. E ancor più multiformi vizi e manie. Ma, comunque, parroci. Veri. Autentici.. Vivi.
Comunque, io i parroci, quelli veri appunto, me li ricordo. Bene. E ne ho visti parecchi nella mia infanzia e giovinezza. Don Aldo, un mezzo eretico coltissimo, che scandalizzava beghine e bigotti sostenendo che Lutero aveva avuto pure le sue buone ragioni. Ma che organizzava variopinte feste e giochi sportivi della gioventù. E un altro, Don Corrado, che appariva austero e severo. Ma che poi si innamorò di una collega – faceva l’insegnante ed era un buon latinista – e gettò la tonaca alle ortiche. Con grande scandalo pubblico. E ancora don Franco che mi preparò per la comunione, e che predicava in dialetto. Con la delicatezza di un grosso orso grigio…
Nessuno di questi era don Camillo. Nessuno era perfetto. Non erano santi e forse non sapevano parlare con il Cristo dell’altar maggiore. Anche se don Franco… mah…
Ma erano veri, come dicevo. Figure vive che mi restano scolpite nella memoria. E che mi rimandano ad una religiosità semplice. Che da tempo non mi appartiene più, certo. E che, però, suscita ancora una qualche malinconica nostalgia…
Dei grigi funzionari di oggi, delle loro mani protette da guanti, delle prediche online… Non resterà nulla. Forse solo amarezza. E vuoto.