Il nostro vecchio diavolo zoppo lo sa bene. Lui ed i suoi colleghi possono anche fare delle pentole perfette. Ma i coperchi quelli no. Non gli sono mai riusciti davvero. Vengono sempre di dimensioni sbagliate. Troppo piccoli, o troppo grandi. E così, quando lo zuppone va a bollire, comincia a debordare. E quando deborda, deborda…. Non c’è più niente da fare. Sporca i fornelli. Cade sul pavimento. Lorda tutta la cucina. E a ripulire, poi, ce ne vuole…
Il diavolo, dicevo, lo sa bene. Eppure insiste a farle le pentole. Pentole, pignatte, pentoloni di tutte le dimensioni. Mica che sia stupido… È la sua natura. E poi… confida nella stupidità degli uomini. Non senza delle ottime ragioni.
Perché molti lo zuppone debordato che invade la cucina, la insozza e l’appuzza, non lo vedono. O meglio, preferiscono non vederlo. Meglio stare nello sporco, che doversi rimboccare le maniche e darsi da fare per pulire il disastro. Anche perché questo implicherebbe il riconoscere di essere stati distratti. Ottusi. Stupidi. E quindi…
La stupidità, la viltà, la paura sono sempre state le armi più forti del Diavolo. Se avete letto “Le lettere di Berlicche”, il piccolo manuale sulla tentazione diabolica di C. S. Lewis, avrete notato come paura, pigrizia e banalità siano strumenti della dannazione. Se non l’avete letto… beh, leggetelo. Oltre ad elassere un piccolo gioiello letterario, può tornare utile.
Da Lewis, comunque, impari chi il diavolo ben difficilmente si palesa tra fumo di zolfo ed altri effetti speciali. Certo, qualche volta… Ma devi essere almeno un Faust per meritarti tale onore.
Per lo più si insinua inavvertitamente. E fa leva su ciò che sei. Sugli aspetti deteriori della tua natura. E su quelli del popolo cui appartieni. Non fa fatica, per altro. Non molta. E la pentola in cui cuocerti gli viene bene assai.
Mi viene in mente – pensieri oziosi di un’alba del primo novembre, senza feste di Halloween stanotte, e con i cimiteri interdetti per due giorni, perché potrebbero crearsi pericolosi “assembramenti” – una vecchia usanza veneziana. Una tradizione di San Martino, ormai dimenticata. E soppiantata dal “dolcetto o scherzetto” di Halloween. Cui però assomiglia.
Dunque, a San Martino, che chiude le dodici notti magiche dell’antico Capodanno celtico ( ma su questo tornerò altra volta, mi sa…) i bambini erano usi girare per le calli e i campi a “bater pignata”. Ovvero percuotendo con mestoli e cucchiai vecchie pentole. Un frastuono inenarrabile. Che aveva sosta solo quando gli abitanti della casa, presso la quale si esibiva il cacofonico complesso, venivano a gettare dolciumi nelle pignate. Per lo più le tradizionali fave dei morti. E i bocia andavano a dar fastidio altrove.
Dietro la giocosità festosa, era un vero e proprio rito apotropaico. Per scacciare i demoni. Una sorta di esorcismo arcaico, con forti reminiscenze pre-cristiane. Un rituale che mi ricorda l’uso dell’antica Cina, al tempo dei Regni Combattenti, di scagliare frecce verso il cielo, in caso di eclissi. Per mettere in fuga gli spiriti negativi che potevano sfruttare quel cono d’ombra per scendere fra gli uomini. E in fondo anche il “dolcetto o scherzetto” e le orridee maschere di Halloween, che altro sono?
San Martino è ormai prossimo. E, dicono, prossimo è anche il nuovo DPCM… Mi sa che devo cercare una vecchia pignatta capace di gran rimbombo. E un mestolo….
Non si sa mai… Come dicevo, il diavolo fa solo le pentole..