Il 21 gennaio 1921 nasceva, a Livorno, il partito comunista. Da una scissione dell’ala sinistra del partito socialista, capeggiata, tra gli altri, da Nicola Bombacci oltre che da Gramsci e Bordiga. Ma di Bombacci, nelle rievocazione dei prossimi giorni, si parlerà poco.. Comunque per celebrare una scissione – una delle tante a sinistra – non ci poteva essere nulla di meglio della polemica scatenata a Torino da un ex assessore regionale alla Cultura (di area Pd) contro alcuni esponenti dell’area di centrosinistra, rei di aver organizzato un convegno sulla sanità con relatori solo maschi.
Se poi si aggiunge che non solo si tratta di uomini, ma pure bianchi, la reazione inferocita del non rimpianto assessore è più che comprensibile. Ed a nulla sono servite le giustificazioni degli organizzatori – che hanno fatto notare come, in altri appuntamenti, le relatrici erano più numerose dei colleghi maschi – perché sui social l’indignazione è cresciuta comunque.

Così si sono finalmente delineate le linee guida per i prossimi convegni, seppur virtuali. Non ha alcuna importanza la competenza dei relatori, ciò che è fondamentale è la distribuzione di genere. Lo ha spiegato chiaramente una delle accusatrici social: a prescindere dalla competenza, dalla professionalità, dalla conoscenza della materia, non si può prescindere dal punto di vista di genere.
Si discute di esplorazione spaziale e le esperte locali sono tutte impegnate per mille altri motivi? Pazienza, interverrà una veterinaria per discettare dei futuri sistemi di propulsione delle navette spaziali.
Ma è solo l’inizio. Perché, sempre per esprimere un punto di vista differente, bisognerà riservare un posto da relatore a ciascuna delle diverse categorie sessuali riconosciute. Già partendo da LGBTIQ+ si costruisce un panel super affollato che scoraggia qualsiasi uditorio. Ma le vestali della parità di genere non se ne preoccupano. Anzi. In un convegno virtuale, in videoconferenza, più invitati a parlare ci sono e più aumenta il numero delle persone collegate.

Chissenefrega se nessuno ascolta gli interventi altrui, se ci si parla addosso, se si fa altro durante il collegamento. L’importante non è che ci sia un pubblico da informare, ciò che conta è l’ego dei relatori. “No, il dibattito no!” urlava Nanni Moretti nel film “Io sono un autarchico”. Era il 1976. Gli anni sono passati invano per la sinistra politicamente corretta e perennemente insoddisfatta dei propri compagni.