In molte tradizioni, miti, leggende vi è un Dio dormiente. Un Dio che dorme. E sogna. Il suo sognare è la Creazione. O meglio, l’eterno alternarsi di Creazione e Distruzione. Di Ordine, Cosmo, e Caos.
Per l’antica Gnosi, Dio, addormentato, respira. E il suo respirare è il Pnèuma, lo Spiritus. Quando espira crea. Quando inspira distrugge.
È un’immagine potente. Che ritorna in molte forme, declinata in diverse chiavi. L’idea che tutto sia un costante Equilibrio tra le forze che generano la vita e quelle che la distruggono. Equilibrio che non è “pace”, bensì continuo “agone”. Conflitto, battaglia cosmica. Gli Dei contro i Titani del mito greco. Il Ragnarok che la Veggente preannuncia nell’Edda. L’eterno alternarsi di Mavantara e Pralaya, manifestato e immanifestato, delle cosmologie dell’India antica…

La quiete non è nella natura delle cose. Il conflitto, invece, sì. Il pòlemos che Aristotele indica quale essenza della politica, della società, non è che il riflesso dei ritmi del Cosmo. E del suo alternarsi con il Caos. Nulla di più assurdo, quindi, delle utopie che vorrebbero realizzare la società perfetta. Cristallizzata. In realtà operano per la distruzione. Sono ispirate da potenze caotiche. Perché la “stasis”, la paralisi è propria dei cadaveri. Non dei viventi.
Così come l’utopia dell’immortalità fisica, il salutismo che è divenuta la religione (fobica) del nostro tempo, non fa che accelerare il processo di morte. Rende imperante il pensiero della morte. E annulla ogni altro pensiero. Lo annichilisce.
Eggregori. Con questo nome, dalla risonanza misteriosa, la tradizione gnostica prima, occultistica poi, definisce gli Enti che vengono generati dal Dio che, dormendo, respira. Dei minori, se vogliamo. Angeli e demoni. Eliphas Levi ne parla in un saggio, oscuro ma non privo di lampi, secondo il suo stile… Lo stile di un occultismo intriso di kabala e di suggestioni emozionali. Eppure veicolo di una sapienza, o se volete di una filosofia che meriterebbe di essere meglio studiata e compresa. Senza l’ottusa sufficienza con cui viene, oggi, trattata dalla cultura ufficiale. O che si è autoproclamata tale…

Certo, divagazioni serali. Di una, stanca e solitaria, sera di cosiddetta festa. Anche pensieri oziosi di un ozioso, mentre fumo la pipa. Come J. K. Jerome, da cui riprendo il titolo di un aureo e spassoso libriccino.
Tuttavia, guardando la città paralizzata, dove la vita sembra essersi fermata per timore della morte, cerco di evadere. Almeno con la mente. E lascio vagare il pensiero un poco a caso. Per percorsi… strani.
E così mi vengono in mente nomi studiati, o solo letti di sfuggita , moltissimo tempo fa. Eoni, Eggregori… le sottili disquisizioni degli gnostici. L’immagine di canuti cabalisti che cercano di leggere la scrittura dell’universo. Anche i romanzi di Mayerink. E quelli di Lovecraft… Senza un ordine preciso. Così, come burchiando a casaccio nella memoria.
È allora, improvvisamente, mi viene in mente questa narrazione antica.
Il Dio che dorme. E il suo respiro.