Massimo Gramellini, da perfetto gauchista chic, attacca Santoro che ha osato non solidarizzare con gli altri gauchisti chic Fazio & Littizzetto. E, ignorando le sue stesse critiche, denuncia Santoro come simbolo di una sinistra italiana che vede il proprio nemico principale non nella destra al governo bensì tra i propri compagni. O forse sarebbe più corretto definirli “colleghi di salotti e di vacanze di lusso”.
Il giornalista del Corriere considera tutto ciò come una malattia cronica della sinistra italiana. Ed ovviamente è un falso storico. Perché, in realtà, il PCI aveva fatto di queste differenze, ed anche di queste liti, non una malattia ma una forza. Indispensabile per assicurarsi l’egemonia culturale. Certo, un tempo erano scrittori, pittori, registi, editori a litigare. Non solo per ragioni ideologiche ma anche per designare il vincitore di un premio (li gestivano tutti loro) o per banali questioni di corna. Ed ora le polemiche riguardano una coppia di guitti milionari.
Ma, sopra tutte queste beghe di un tempo, restava fermo il Partito. Che assicurava benefici a tutti, compresi coloro che attaccavano la linea ufficiale e che, proprio per questo, erano blanditi con aiuti e contratti poiché rappresentavano all’esterno la libertà di dissenso interno. Una libertà strettamente condizionata. Insomma, se i dissidenti non ci fossero stati, il PCI avrebbe dovuto inventarli. Come si era inventato in Parlamento la Sinistra indipendente. Che non era indipendente proprio per nulla, ma serviva a far scena.
Gramellini, però, va oltre. Esce dal campo della sinistra salottiera, che ben conosce, per addentrarsi nel mondo sconosciuto della destra. Hic sunt leones. Un mondo ignoto per lui ed i suoi compagni. Così ignoto da sembrare unito, coeso. Ed allora potrebbe degnarsi di dare un’occhiata, prima di passare alle descrizioni. Magari osservando ciò che succede alla casa editrice Settecolori. Una delle case editrici storiche di una delle tante anime delle destre. Ed ora alle prese con scontri interni che stanno arrivando alle aule dei tribunali.
Senza entrare nel merito di una vicenda che è comunque triste, il gauchista Gramellini potrebbe comunque trarre qualche spunto per rasserenarsi. La conflittualità, a destra, è nettamente superiore a quella della sinistra. Solo che l’informazione gauchista ha sempre ignorato la realtà delle destre, e quindi non se ne accorge. Mentre la rara informazione destrosa è allineata con le scelte governative che ignorano qualsiasi forma di dissenso nell’area. Sopire e troncare, troncare e sopire. Qualcuno, a destra, ha letto Manzoni. Ma senza arrivare sino alla fine dei Promessi sposi.
Perché anche la vecchia Dc li aveva letti. E si era inventata le correnti per gestire il dissenso in modo utile per il partito. La nuova destra di governo, invece, il dissenso interno proprio non lo sopporta. E, non a caso, a parlare di Bottai e del dissenso culturale e politico gestito in epoca fascista è stato, al Salone del Libro di Torino, Giordano Bruno Guerri. Un eretico che parlava di un altro eretico e di un ventennio abiurato. Anatema!