A sinistra di Repubblica ma meno a sinistra de La Stampa.
Così è stato collocato il nuovo quotidiano “Domani” di cui il 15 settembre è uscito il primo numero.
Un titolo che a qualcuno (ma certamente al nostro direttore e al sottoscritto) riporta alla mente l’omonimo periodico che dal gennaio 1977 al dicembre 1978 fu stampato in quel di Carmagnola da uno sparuto gruppo di militanti politici che, forti delle loro idee ma soprattutto della loro giovane età, si affacciavano alla vita con l’intenzione di testimoniare una visione del mondo alternativa alla palude ideologica di quei tempi.
Erano gli Anni di Piombo, e fare politica comportava pericoli seri, dalla galera alla stessa sopravvivenza fisica. Ma, per parafrasare De André, si lottava “così come si gioca”, nel tentativo di proporre idee e posizioni originali, controcorrente anche nei confronti dell’area politica nella quale i redattori si collocavano.
Poi l’esperienza, nata e cresciuta tra mille difficoltà non soltanto economiche, ebbe fine, e ciascuno si avviò verso strade diverse. Ma fu un’esperienza altamente formativa che stabilì legami che non si sono più dissolti.
Chissà se questo nuovo esperimento editoriale saprà fare lo stesso?
Certamente ci vuole un bel coraggio a dar vita a un nuovo quotidiano nel pieno di una crisi di vendite senza precedenti! Ma in un periodo in cui i quotidiani chiudono o si spostano sul web, una nuova iniziativa editoriale non può che essere salutata con favore.
Certo che se hai le spalle coperte da uno come De Benedetti le cose sono più semplici. Quali siano poi gli intenti veri del giornale “lo scopriremo solo vivendo” e curiosando tra le pagine dei numeri che verranno.
Intanto, il direttore Stefano Feltri annuncia nel suo fondo d’apertura “la nostra priorità saranno le disuguaglianze”. E aggiunge “la più profonda delle forme di disuguaglianza è quella che riguarda l’ambiente”. È evidente che anche a sinistra ci si domanda come sia possibile che i Verdi abbiano successo in tutta Europa ma non qui da noi, tanto che ci si deve accodare a una Greta qualunque per affermare valori che sembrano condivisi ma che non fanno breccia nell’elettorato.
Ma il non detto consiste, con ogni probabilità, nel dare un supporto ulteriore a una sinistra in crisi di identità, che ha perso i suoi supporter di riferimento, vale a dire i giovani e gli operai, e cerca disperatamente di dare una prospettiva politica a un elettorato confuso e deluso al quale non bastano sporadiche affermazioni di antifascismo e anti-destra per riconoscersi in una compagine di governo che, da quando si è insediata, non ne azzecca una che sia una.
Per il momento Domani esce con venti pagine, di cui cinque di pubblicità, pochi articoli e firme semisconosciute, fatta eccezione per quella di Gianrico Carofiglio che sul primo numero si occupa di – udite, udite! – jujutzu, un’arte marziale giapponese che forse non riuscirà a scaldare i cuori dei lettori.
Ma tant’è. Vedremo come andrà a finire. E intanto ricordiamo con nostalgia quell’antico Domani che concluse la sua avventura oltre quarant’anni fa.