Aprile, dolce dormire. E, certo, la sonnolenza è la cifra che contraddistingue questo aprile pigro, statico, inusitatamente silenzioso. Perché Aprile dovrebbe essere il mese della lepre che corre frenetica sui prati. E si accoppia. Rendendo, così, omaggio a Venere, la Dea dell’eros e quindi, anzi prima ancora, della generazione naturale. Come la celebra Lucrezio.
Però questo è un Aprile insolitamente vuoto. Di vita, di desideri, di movimento. E allora…
E allora viene ancor più voglia di dormire. A lungo. Anzi, per lunghissimo tempo. Come nel film di Woody Allen. Il dormiglione che si sveglia dopo la, lunga, ibernazione. È nel futuro. E la prima cosa che fa il medico che lo assiste, è offrirgli una sigaretta. “No grazie, ho smesso.” dice Woody. “Ma perché? – chiede stupito il medico – Non vi è nulla di più salutare…” Il futuro. Decisamente.

L’idea di addormentarsi e dormire, dormire per anni ed anni, risvegliandosi in un mondo, ormai, completamente mutato, ha una sua, potente, suggestione. Letteraria e non solo. La ritroviamo in un racconto, poco noto, di Carlo Lorenzini. Proprio lui, il Collodi, che tutti conoscono per Pinocchio, ma che scrisse anche molto altro. A partire dalla sua, particolarissima, versione di fiabe popolari, “I racconti delle fate”. Dove, per altro, vi è anche un’insolita, e certo ben poco diseyana, versione della Bella Addormentata. Se vogliamo anche lei una sorta di “dormigliona”. O meglio una versione al femminile del mito di Endimione. Che, nella sua versione più diffusa – i miti sono sempre complessi, se vogliamo sfaccettati – è il bellissimo principe, o pastore, di cui si innamora Selene. La Luna. E, perché egli resti eternamente giovane e a lei fedele, lo incanta. Facendolo dormire per sempre in una grotta. Per potere, ogni notte, raggiungerlo ed avvolgerlo nell’amplesso della sua aura…
È stato, però, H. G. Wells a trarre da tradizioni e leggende – diffuse un po’ in tutte le culture europee – lo spunto per un, allucinato e allucinante, romanzo distopico, The Sleeper awake.
Perché lo spunto, si presta tanto alla fiaba, quanto alla distopia. E, in fondo, alla satira.
Pensiamoci.
Un uomo, né troppo giovane, né troppo vecchio. Non un genio, e neppure, però, uno stupido totale. Però sostanzialmente semplice. Fors’anche ingenuo. Torna a casa stanco dal lavoro. Sfinito da una giornata stressante, e da una vita non molto soddisfacente. E, prima di coricarsi, dice a se stesso : “Vorrei dormire a lungo. Per moltissimi anni. E risvegliarmi in un mondo completamente diverso…”. Uno stato d’animo che, ad essere sinceri, tutti provano talvolta nel corso della vita. Normale, anche questo.
Immaginiamo, però, che il nostro uomo comune veda, per magia, esaudito il suo desiderio. Da una fata. Da un folletto giocherellone. Dalla Luna. O dalle, oscure, divinità del Fato. Da chi, in fondo, non ha importanza. Possiamo, volendo, anche attribuire il lungo sonno ad una particolare forma di encefalite letargica. Tipo quelle di cui ci parla Oliver Saks in “Risvegli”. Da cui Pinter ha tratto uno straordinario atto unico..
Comunque, diciamo che il nostro si addormenta più o meno negli anni ’70 del secolo scorso. Anni caotici. Difficili. Violenti. La contestazione del ’68 si è, ormai, trasformata in ben altro. Gli anni di piombo, per usare un’ espressione che, però, trovo banalizzante. Perché erano molto, davvero molto di più… E sarebbe lungo raccontare.
Comunque, il nostro si addormenta. E si sveglia… oggi. Proprio in questi giorni. Si veste ed esce di casa. Nota la nuova linea delle auto. L’assenza delle, un tempo onnipresenti, cabine telefoniche. La diversità nel vestire. Relativa, negli uomini. Molto maggiore nelle donne. Come sempre, da che mondo e mondo.

E poi? Inevitabile. Nota le mascherine. Le visiere. Spesso i guanti usa e getta. Nota che la gente cammina per lo più con aria spaventata. Che ben pochi sono in compagnia. In gruppo. Individui isolati. Che vanno di fretta.
Resta perplesso… stranito. Anche perché, per riaversi, vorrebbe un caffè. O qualcosa di più… corroborante. Ma non può. È sera. E tutto è chiuso. Le strade, poi si svuotano.
Lui stenta a capire. Ma è curioso. Continua a girellare. Sempre più solo. Cerca informazioni. Ma quando si avvicina a qualcuno, questo lo guarda terrorizzato. E fugge.
Vede che a muoversi tranquillamente sono solo individui… strani. Dall’aria inquietante.
Pensa a com’era la città la sera, prima che si addormentasse. Caotica, non priva di pericoli…. Ma viva. Intensa. Faticosa, certo. E violenta, anche. Ma diversa… Non c’era… Non c’era questa atmosfera cupa. Oscura. Di paura.
Poi arriva un’auto. Carabinieri, polizia… vigili. Lo fermano. E cominciano a… minacciare. Perché è in giro a quell’ora? Ma sono solo le otto… Appunto. Non sa che è proibito? E la mascherina? Dove è la mascherina? Perché non la indossa? Dove la tiene? Lo sa che lei sta mettendo in pericolo tutti?
Va bene. Lo so da solo. È un racconto banale, scontato. Però lasciatemi finire. Il nostro torna di corsa a casa. Torna a dormire. E prega. Non sa chi, ma prega. Fatemi tornare indietro. O, se non è possibile, fatemi dormire a lungo ancora. Fino a quando tutto questo sarà finito. Per un paio di secoli… Dovrebbero bastare.
Buona notte a tutti. E sogni d’oro