È un modo di dire vecchio. Un proverbio, in un certo senso. Che allude ad una storia più vecchia ancora.
Dunque, Giove ci avrebbe imposto due bisacce. Una sulla schiena, gravata da tutti i nostri difetti ed errori. Una sul petto, con i difetti degli altri. Così siamo sempre pronti a criticare, adirarci, stigmatizzare i comportamenti e gli errori altrui. E ignoriamo, o meglio preferiamo ignorare le nostre colpe…
Chi abbia fatto un buon liceo – prima della abissale decadenza che ci ha portato alla attuale gestione, il grado zero della scuola, ché zero è il voto che questi ciucci meriterebbero – avrà certamente riconosciuto il tocco di Fedro. Che è tocco lieve, con toni favolistici. Eppure, cela sempre un aculeo. Che punge. E fa male. Come sola può far male la verità sulla nostra natura.
Perché Fedro non era autore di favole per bambini. Le sue, tanto quelle esopiche che le altre, sono in realtà satire. Un sotto genere della satira, dicono i latinisti. Per me, più semplicemente, un modo, solo in apparenza dimesso, di applicare il motto (o consiglio) oraziano: castigare ridendo Mores. Che – preciso per chi, appunto, non abbia fatto il vecchio, buon Classico – significa : castigare, quindi frustare e correggere, i costumi con il sorriso. E non, come ha tradotto qualcuno, castigare ridendo i mori. Ovvero i negri. Nessun’ombra di razzismo, dunque. Le vestali del politically correct possono stare tranquille.
Dunque Fedro frustava, tra le righe, una certa decadenza della società romana. Questo sembra gli sia costata una vita abbastanza misera e faticosa. E soprattutto l’inimicizia di Seiano, il potente prefetto del Pretorio, che, di fatto, a Roma faceva il bello e il cattivo tempo. Visto che Tiberio – cui la capitale stava sullo stomaco (quanto lo capisco!) – si era ritirato nelle sue splendide Ville, soprattutto a Capri. E di lì governava l’impero. E lo governava bene, anche se, leggendo quel pettegolo di Svetonio, si ha l’impressione che passasse solo il tempo a fare festini ed orge…
Ma a Roma comandava Seiano. Forse il più infame Prefetto del Pretorio della storia. Anche se va detto che è una bella gara col Tigellino di Nerone… E per il povero Fedro furono rogne. Molte.
Non è, però, uno dei miei poeti preferiti. Tra i satirici amo soprattutto Giovenale, che è ben altra cosa.
Però a Fedro va riconosciuta una, acuta, capacità di comprendere la natura degli uomini. E di esprimerla con brevi metafore e favole. Che hanno una validità ben al di là del tempo in cui le scrisse.
Prendiamo la storia delle due bisacce. Potrebbe sembrare moralismo spiccio. Facile. E invece coglie perfettamente un atteggiamento umano che continua a ripetersi. In ogni tempo e in ogni ambito. Compreso, anzi forse in primo luogo quello politico.

Facciamo un esempio. Uno a… caso. O forse non proprio a caso. Un paese, chiamiamolo ancora una volta Cacania (Musil mi torna sempre utile…) si mette a dare armi ad un altro, diciamolo Confine. Che sta in guerra con Eurasia. Però Cacania compra il gas da Eurasia. E ne dipende per la sua tranquillità e prosperità economica. Però, il Drago, signore e domino di Cacania, di fatto finanzia e arma e nemici di Eurasia…
A questo punto, lo Zar di Eurasia comincia ad arrabbiarsi. Anche perché il Drago ha sequestrato tutti, o quasi, i beni dei suoi cittadini che vivono in Cacania. E ha espulso una trentina di diplomatici di Eurasia.
E allora lo Zar fa due cose. Prima dice: guarda, se vuoi ancora il mio gas, e impedire che le tue fabbriche chiudano e la tua gente muoia di freddo il prossimo inverno, devi pagarlo. Ma non con quelle monete di carta come hai fatto fino ad oggi. Devi darmi zecchini d’oro. Quelli che circolano e valgono qui da me…
E il Drago si mette a urlare… Non è negli accordi! Tu non rispetti i patti! Sei sleale…
Già, perché dare armi a quelli che sparano sullo Zar e i suoi uomini era, invece, previsto negli amichevoli accordi tra i due…
Poi, lo Zar, tra il lusco e il brusco, prende e manda via a pedate dal suo paese, una trentina di emissari della Cacania. Occhio per occhio…e poi è una prassi, non scritta, della diplomazia..
Ma il Drago sputa fuoco e fiamme…. Come ha osato cacciare i miei diplomatici? Non si può. Non si fa…
Le due bisacce di Fedro. Né più né meno. Con una chiosa che in Fedro non c’è. Il Drago urla, sputa fiamme. Ma lo Zar se la ride. Di gusto.
Certa arroganza è solo ridicola.