La psichiatria è una branca interessante della medicina, soprattutto per la sua apertura clinica ai più disparati settori della conoscenza dell’uomo: dall’endocrinologia alla criminologia, dalla sociologia alla neurologia, dalla psicologia alla tossicologia.
Insomma, una capacità di addentrarsi nei vari saperi per un inquadramento complessivo più approfondito della persona nelle sue componenti inconscie, organiche e sociali.
Ma c’è un lato oscuro, una debolezza pericolosa derivante dalla labilità dei professionisti che la esercitano. E la dimostrazione più evidente è l’uso distorto e perverso che ne è stato fatto nei paesi comunisti per tacitare i dissidenti ed escludere gli avversari.
In Italia questa anomalia è esercitata tuttora da quella componente settaria che parte da Franco Basaglia e si istituzionalizza in Psichiatria Democratica; la versione politica, faziosa e strumentare di quell’arte nobile che etimologicamente significherebbe “cura dell’anima”.
Quando Basaglia scrive: “Noi creiamo una situazione di difficoltà nella logica dell’ordine pubblico, la nostra azione è un po’ come un commando dirottatorio”, oppure “la gente è costretta a sparare perché non è ascoltata, come il ‘matto’ che è costretto ad uccidere la moglie perché non è ascoltato”, o ancora “Oggi il terrorista è un ‘personaggio’ della società che nasce come conseguenza delle contraddizioni della società stessa”, infine “lo psichiatra non può essere che […] un terrorista lui stesso”, non vi ricorda qualcosa di attuale?
Ad esempio il facinoroso Gad Lerner, che a proposito dello sgozzatore di bianchi felici che fa le corna in manette dall’auto della Polizia, mette le mani avanti e sentenzia: “Il disagio psichiatrico in crescita tra gli immigrati deve essere affrontato come una piaga sociale da curare”.
Ecco fatto. Psichiatria e magistratura, democratiche ovviamente, dalla parte di cannibali, assassini, stupratori e criminali vari. Sono loro gli elementi, non unici, di destabilizzazione dell’ordine sociale. Altro che il razzismo menato ad aggravante di ogni reato!
Sono le quinte colonne della disgregazione sociale, ma con una variabile che può avere un buon effetto di collante, tanto per dirla con finezza culturale secondo il principio dell’eterogenesi dei fini.
Su di loro ricadrà completamente, e senza appello o colloqui di garanzia, la responsabilità di una reazione che a quel punto sarà spropositata e cieca.
Era già tutto previsto, cantava Cocciante, e Freda in altro contesto e con altro pubblico lo preannunciava: l’avverarsi un giorno di guerre interrazziali, i cui allenamenti sono già cominciati in alcuni paesi d’Europa. Questo folle sogno buonista e giustificazionista avrà un risveglio da incubo.