Lo stravolgimento politico imposto da Lenin Moreno all’Ecuador rispetto all’agenda politica con la quale era stato eletto è giunto all’apice della sua azione.
Su queste stesse colonne avevamo dato voce alle proteste popolari contro l’accordo tra il governo ecuadoriano e il Fondo Monetario Internazionale (https://www.electoradio.com/mag/uomo-avana/lecuador-in-piazza-contro-il-tradimento-di-lenin-moreno-che-vuole-il-fmi/).
Il piano annunciato dal ministro delle Finanze Richard Martínez necessita dell’approvazione dell’Assemblea Nazionale dove la maggioranza potrebbe usufruire dei voti delle opposizioni per la ratifica. Dalla spaccatura di Alianza País, lo storico partito socialista fondato dall’ex presidente Rafael Correa, il governo non ha più la maggioranza nell’unico ramo del Parlamento nazionale.
Nello specifico l’accordo prevede un prestito di 10.200 milioni di dollari per la nazione sudamericana ripartiti nel seguente modo: 4.600 milioni nel corso di quest’anno, 3.100 milioni il prossimo e 2.500 milioni nel 2021. Oltre al già citato FMI i soldi giungeranno anche dal Banco dello Sviluppo dell’America Latina, dal Banco Mondiale, dal Banco Interamericano di Sviluppo, dal Banco Europeo d’Investimenti, dal Fondo Latinoamericano di Riserve e dall’Agenzia Francese di Sviluppo.
La direttrice del FMI Christine Lagarde ha già espresso fiducia e sostegno alle riforme economiche volute dall’attuale inquilino di Palacio de Carondelet, residenza presidenziale ecuadoriana. In questo modo il piccolo Stato andino diventa la seconda nazione del subcontinente a ripristinare accordi con il FMI dopo l’Argentina di Mauricio Macri, in entrambi i casi sfiduciando le politiche socialiste del precedente decennio (con la presidenza Correa in Ecuador e quella dei coniugi Kirchner in Argentina).