Il gianduiotto di Torino può sembrare un cioccolatino come tanti altri ma è uno dei simboli della finissima arte dolciaria del capoluogo piemontese. Basta guardarlo e si nota subito la sua forma inconfondibile a barchetta rovesciata, Assaggiandolo, poi, si può riconoscere il gusto caratteristico del gianduia che gli dai nome e lo rende unico e amato da adulti e bambini.
Ma qual è la storia del gianduiotto? Scopriamola insieme.
La leggenda del blocco continentale
Napoleone nel 1806 impose il blocco continentale per i prodotti dell’industria britannica e delle sue colonie. Tra i prodotti che subirono il blocco ci fu proprio il cacao, che in quel periodo divenne difficilmente reperibile e, quindi, particolarmente caro.
La leggenda narra che il gianduiotto sia nato proprio come conseguenza a questo blocco. In Piemonte molti cioccolatai, uno tra questi Michele Prochet, iniziarono a produrre cioccolato sostituendo parte dell’impasto con le nocciole, prodotto tipico e abbondante delle colline piemontesi.
Da “Givu” a Gianduiotto di Torino
Nel 1845 Pierre Paul Caffarel arriva a Torino destinato a cambiare le sorti del panorama cioccolatiero. Caffarel, insieme a Michele Prochet, uniscono le loro due aziende dando vita alla Caffare Prochet & C. Come tutti gli altri cioccolatai di quel periodo, a causa del costo elevato del cacao, sostituiscono una parte dell’impasto con le nocciole delle Langhe.
Nel laboratorio di Caffarel, oggi la più antica azienda italiana italiana di dolciumi situata in Borgo San Donato, i due mastri cioccolatieri perfezionarono l’impasto. Macinando e tostando finemente le nocciole arrivano alla creazione del “givu“. Il significato letterario è mozzicone ma è da interpretare come bocconcino.
Il Givu fu proprio il primo antenato del nostro gianduiotto, il primo cioccolatino ad essere incartato singolarmente. Da sempre ricoperto da una carta finissima color oro che lo rende riconoscibile in tutto il mondo.
Al carnevale del 1865 ci fu l’esordio del cioccolatino. In questa occasione una maschera tipica piemontese, Gianduja, distribuiva questi nuovi bocconcini alla gente, che da questo momento in poi furono chiamati gianduiotti.
Il successo fu immediato tale da far entrare di diritto il gianduiotto tra le delizie tradizionali della gastronomia piemontese.