Ed ora è Meloni a sorpassare Salvini. Non solo nei sondaggi, ma anche nella corsa verso il centro. Giorgetti aveva appena finito di abiurare le sue proposte per portare la Lega nel Ppe e subito ci ha pensato la leader di Fdi a rinnegare ogni rapporto con l’estrema destra per poter conquistare il centro. Un gioco delle parti, in fondo. Ci sono due partiti e mezzo (Forza Italia) che devono collocarsi in due sole caselle. Uno deve fare il “destro” e l’altro deve occupare il centro. Marciare divisi per colpire uniti.
Se Giorgetti sposta la Lega verso il centro, Meloni deve radicarsi a destra; se in Lega vince Salvini con la sua alleanza con polacchi ed ungheresi, allora è Fdi che deve spostarsi verso il centro. Un patetico gioco delle tre carte. Seduti sulla sponda del fiume, i resti berlusconiani aspettano di scoprire la conclusione del giro di valzer per capire chi sarà il loro alleato o, più onestamente, chi sarà ad accogliere i forzisti senza più forza. Anche se il trio Gelmini, Brunetta, Carfagna potrebbe viaggiare verso altre case politiche.
Per il momento in Lega ha vinto Salvini, dunque nessun ingresso nel Ppe. E di conseguenza Meloni ha scelto il centro, assicurando di non avere nostalgie né simpatie per un mondo che, a sua volta, è sempre più lontano da lei e dalla politica in assoluto. In questo modo fa felice Berlusconi che non apprezza gli estremismi. Mentre non basta agli avversari che continueranno a chiedere non solo di rinnegare il fascismo e poi il neofascismo ma pretenderanno spostamenti progressivi nella direzione voluta dalla gauche caviar e dal pensiero unico obbligatorio. È la logica della finestra di Overton, e qualcuno ne spiegherà il senso anche dentro il grande raccordo anulare di Roma.
Però se si decide di troncare ogni legame con quelle che erano le radici politiche della destra, non si capisce perché non si troncano anche i legami con quella Fondazione Alleanza Nazionale che ha un patrimonio in gran parte derivato dal Msi con tutto ciò che significava e significa. In realtà le ragioni sono fin troppo chiare: c’est l’argent qui fait la guerre. Qualcuno aveva confuso la guerra con una casa a Montecarlo, altri la confondono con la propria sopravvivenza in parlamento.
Ai soldi non si rinuncia, alle idee sì. Soprattutto quando le idee sono poche e le convinzioni fragili.