I cani da guardia del politicamente corretto. Non a guardia del cittadino contro i soprusi del potere, ma a difesa del potere contro ogni tentativo di libertà di pensiero del cittadino. Questo è diventato il giornalismo italiano. Rappresentato dalle principali testate, Corriere e Repubblica ma scendendo sino alla Busiarda (la Stampa), impegnate a vigilare per impedire la divulgazione di ogni idea non approvata preventivamente dal ministero della verità.
Uno degli ultimi casi riguarda la pubblica indignazione del quotidiano statunitense in Italia, diretto da Maurizio Molinari. Repubblica strilla e protesta perché una ragazza russa, dunque putiniana e dunque cattiva, ha vinto un concorso e andrà a lavorare come impiegata a palazzo Madama.
Una vergogna! Conseguenza inevitabile del lassismo. Dell’aver abbassato la guardia. Bei tempi quando la vigilanza antifascista ed anti russa vietava i corsi universitari dedicati a Dostoevskij. E invece di proseguire su questa strada lastricata di doverose censure e buone intenzioni, si è messo un piccolo bavaglio alla sacrosanta censura. Così ci sono lezioni di architettura in cui si osa parlare di architetti italiani alla corte degli Zar. E si riportano le infelici battute di Bergoglio sulla presunta grande cultura russa. Come se Tolstoj e Cechov potessero valere quasi quanto gli show di Zelensky che suona il pianoforte senza mani e senza piedi ma con i pantaloni abbassati. Questa è la cultura che entusiasma Molinari e Repubblica.
Ma adesso siamo passati alla discriminazione persino degli impiegati. Al tentativo di vietare la partecipazione ai concorsi di lavoro sulla base delle opinioni personali. D’altronde la discriminazione viene già applicata nello sport. Se hai espresso opinioni favorevoli al tuo Paese, ed il tuo Paese è sottoposto a sanzioni da parte dei democratici atlantisti, non puoi partecipare a competizioni internazionali. Se, invece, sei uno statunitense e il tuo Paese bombarda i civili in Serbia o ammazza decine di migliaia di persone in Iraq con la scusa di armi chimiche inesistenti, allora va tutto bene.
E se vale nello sport deve valere anche sul lavoro. Iniziamo a licenziare i filo putiniani, poi si passerà a chi critica Mattarella, a chi scherza sulla famiglia Meloni, a chi non si innamora dall’armocromata Schlein.
Non è difficile: Repubblica e Molinari vigilano!