Qualcuno si era illuso che fossero finiti i tempi del giornalismo fazioso e militante, le cialtronate di chi raccontava di “sedicenti brigate rosse”, di chi si inventava inesistenti faide interne alla destra per giustificare gli omicidi di due missini a Padova, di un bambino e di suo fratello bruciati vivi a Roma. I mentitori seriali dei principali quotidiani nazionali non sono stati cacciati a calci nel sedere neppure dopo che i criminali delle Brigate Rosse e affini sono stati scoperti. E l’Ordine dei giornalisti, ovviamente, si è girato dall’altra parte per non vedere, non sentire, non parlare.
Bene, oggi ci riprovano. Sono cambiate le firme sui quotidiani, ma le testate sono sempre le stesse, anche se i lettori sono giustamente spariti. Il vizio è però rimasto. E non basta, ai bugiardi di professione, che il centro sociale Askstasuna si sia preso il merito di aver promosso gli scontri a Torino. No, per i giornalisti di servizio sono stati i fascisti. Gli arrestati per il saccheggio nei negozi sono nordafricani (magari gli stessi che, nelle scorse settimane hanno aggredito, sempre nel centro di Torino, ragazzini isolati senza che le forze dell’ordine muovessero un dito)? Non importa, sono stati i fascisti.
È l’ossessione di chi capisce poco, anzi nulla, e dunque deve procedere per slogan. E se il padrone ordina di criminalizzare la destra, con riflesso pavloviano si mettono a strillare contro i teppisti fascisti. Certo che deve essere ben fastidioso per Askatasuna organizzare gli scontri, spedire un comunicato di autorivendicazione e poi vedersi scippare il tutto da qualche giornalista che sogna di essere protagonista di nuovi anni di piombo.
Comprensibile, per carità: la professione è precipitata a livelli così infimi, negli ex grandi quotidiani, che l’unica speranza di ripresa è legata a nuove violenze. Meno male che il governo degli Incapaci ha già iniziato a parlare di terrorismo. Chissà, magari qualche lettore in più si riesce ad attirarlo..