Il nemico pubblico numero uno per i chierici di servizio? Il nazionalismo. Come un’onda – rigorosamente uniforme ed uniformata – gli ex grandi quotidiani ed i tg pubblici e privati hanno deciso qual è l’avversario da combattere in ogni modo. L’avversario che si oppone alla parola d’ordine dei buonisti: inclusione. Il nazionalismo, per sua natura, è nemico dell’inclusione poiché tende ad escludere. Punto e basta.
Ovviamente l’inclusione di chi fa parte della nazione non viene presa in considerazione. Ma nel momento in cui lady Garbatella ha dichiarato di preferire il termine di Nazione a quello di Paese, il giornalismo gregario si è scatenato. E addirittura con la libertà di interpretare a modo proprio la lotta contro il nazionalismo.
A modo proprio ma a patto di mentire a prescindere. Perché un’analisi approfondita sul concetto di Nazione sarebbe troppo faticosa, difficile, pericolosa. Se abbandoniamo, finalmente, il concetto di Stato, si rischia di scoprire che la Nazione non corrisponde minimamente ai confini definiti dalle varie guerre.
Troppo complicato per Repubblica e Corriere, per le patetiche note storiche di Olla su Mediaset o per le fantasiose ricostruzioni della Rai.
Dunque bisogna attaccare ed inventare. Il povero Macron, ad esempio, avrebbe tanto voluto aiutare l’Italia nella gestione dei clandestini e dei mercanti di schiavi. Perché lui è buono ed inclusivo.
Ma ha dovuto fare la faccia feroce per accontentare quella sporca nazionalista di Marine Le Pen. Che non è più ai vertici del partito, ma i chierici italiani non lo sanno. E non spiegano perché le richieste del Rassemblement National vengano sistematicamente ignorate in tutti gli altri casi ma diventino imprescindibili nella vicenda dei clandestini.
L’attacco dei giornalisti gregari, però, non utilizza solo il caso francese. Dopo la fuga russa da Kherson e l’attacco di Dugin contro Putin, i media hanno ripreso la favola di Dugin come consigliere del leader del Cremlino, come ideologo, come guru. Un falso clamoroso. Come è falso che Dugin sia un ultranazionalista dell’estrema destra. Diventa difficile conciliare l’estrema destra con il nazionalbolscevismo, ancora più difficile conciliare l’ultranazionalismo con l’euroasiatismo di Dugin. Ma quello è solo il banale dato di realtà. Ed al giornalismo gregario italiano la realtà non interessa, è solo un fastidio da cui liberarsi per poter offrire una disinformazione resiliente ed inclusiva.