Il giornalismo tifoso in ambito politico e persino economico è figlio, in fondo, del giornalismo sportivo. Di un pessimo giornalismo sportivo che non ha nulla a che fare con Brera e Arpino ma che riesce a dare il peggio di sé non per un rigore negato o regalato bensì per le campagne acquisti di ogni estate.
I resoconti dai ritiri delle squadre trasformano delle pippe inguardabili in concorrenti sicuri per il pallone d’oro. Giocatori prelevati tra i dilettanti che, per magia, diventano titolari sicuri in Serie A. Brocchi sul viale del tramonto risultano richiesti dal Real o dal Psg, “ma il nostro presidente ha offerto addirittura 20 euro e una pizza alla settimana di ingaggio e, di fronte a questa generosità, il giocatore ha scelto la nostra squadra”.
Autentico sprezzo del ridicolo.
Calciatori senza più contratto, e che non scendono in campo da due anni, diventano i “colpi dell’estate”. Colpi di sole del giornalista, sicuramente.
Poi, immancabilmente, è sufficiente la prima amichevole contro una squadra che non sia composta da bambini per ridimensionare tutto. Per evidenziare che il presunto campione è la solita scartina data in pasto ai tifosi. Con la speranza che comprino la maglia ufficiale e che magari si abbonino.
Però il dubbio rimane: chi scrive determinate sciocchezze non capisce nulla? Capisce e si diverte a prendere in giro i lettori? Capisce ma è più attento alle esigenze di proprietà e sponsor? Ai (sempre meno) lettori l’ardua sentenza.