Termina oggi il Giro d’Italia che di italiano ha avuto davvero poco. La pessima idea di farlo iniziare, per denaro, addirittura in Asia, non ha portato fortuna. Ed i ciclisti italiani sono presto usciti dalla scena che conta.
Bisognerà accontentarsi del modesto quinto posto di Pozzovivo mentre solo un altro italiano, Formolo, è riuscito a piazzarsi tra i primi 10, ovviamente decimo. E degli sprint vincenti di Elia Viviani.
Davvero poco per contrastare Chris Froome, che conquista il Giro, e Tom Dumoulin che ha provato a sfidarlo. Non si tratta di campionissimi, di protagonisti assoluti. Buoni comprimari e poco più.
Ma dal terzo posto in giù si scorre una classifica di una modestia imbarazzante. E perdere, male, con un simile parterre che non è da roi, chiarisce ampiamente sia il livello del ciclismo italiano sia la decrescente importanza della Corsa Rosa. Tutto sbagliato, tutto da rifare.
Il divario con il Tour de France cresce ogni anno ed il Giro rischia persino la concorrenza della Vuelta di Spagna. La rincorsa al risparmio ed agli incassi, tipica del patron Urbano Cairo, non sta portando grandi risultati.
E a questo si aggiunge la carenza di veri campioni italiani. Non bastano uno o due nomi di rilievo per nascondere la pochezza del settore proprio mentre emergono ciclisti di buon livello, se non ottimo, in ogni parte del mondo, compresi quei Paesi che si sono affacciati di recente sulla scena internazionale delle due ruote.
D’altronde è sufficiente scorrere l’elenco delle principali squadre mondiali per rendersi conto che gli sponsor italiani sono pressoché evaporati. Svaniti i grandi nomi del passato, marchi storici del ciclismo come la Bianchi di Fausto Coppi o gli sponsor che per anni non hanno lesinato risorse, a partire da Salvarani o Molteni (che in squadra aveva Eddy Merckx) per finire a Mapei.
Troppo impegnati a risparmiare, gli imprenditori italiani, mentre all’estero si considera il ciclismo come un veicolo promozionale che funziona. Ma se le squadre italiane non fanno crescere i giovani atleti, è difficile poi ritrovarsi con dei campioni. E se non si investe sulle grandi gare, i veri campioni continueranno a sfidarsi sulle strade della Parigi-Roubaix, della Freccia Vallone o della Liegi-Bastogne-Liegi. Disertando il Giro d’Italia sempre più modesto.