Filippo Rossi, già ideologo di Gianfranco Fini ai tempi di Futuro e Libertà, con la “Buona Destra” intende porsi aldilà dell’estremismo della Lega e di Fratelli d’Italia per una politica che, nei venti punti programmatici, rappresenta l’ovvietà fatta demagogia. Del resto, essere stato l’ideologo di Fini sta a Do Nascimento come promoter di Vanna Marchi.
Diego Fusaro, fondatore di “Vox Italia”, sedicente allievo marxista di Costanzo Preve, che so per certo – da un amico negromante – si sta rivoltando nella tomba, prima rifiuta un incontro nella sede di CasaPound perché scodinzolante alla prospettiva di docente di ruolo, poi, sfumata questa previsione, viene ricooptato dagli inquilini della casa medesima e si pone in alternativa ai partiti presenti con la consueta ambiguità dottrinaria.
Nel frattempo, Lega e Fratelli d’Italia, si sganciano dall’indirizzo sovranista, evidentemente ritenuto troppo radicale, per cui la Meloni diventa conservatrice e riformista, e Salvini medita di divorziare da Marin Le Pen.
Trattenendo rigurgiti nauseanti ed altre manifestazioni gastrointestinali, non posso che pensare ad una cecità politica, ad una suicida velleità dirigenziale.
Mentre la coerenza, la freddezza e l’intransigenza vengono validate dal successo e dall’affermazione di molti leader europei ed extraeuropei, questi fenomeni farseschi del politicume verbaiolo, invece di coordinarsi in un’azione unica di attacco concentrico contro un sistema corrotto, cambiano rotta e divergono dalla meta.
Invece di pensare, come dovrebbe fare ogni politico fornito di acume e preparazione, ad attivare quella parte di non votanti che rappresentano lo zoccolo duro, non negoziabile, del malessere sociale, questi rinnegano nei fatti le stesse affermazioni di coesione e di inflessibilità che li hanno portati ad avere un ruolo e una rimunerazione che mai si sarebbero sognati di raggiungere con le proprie competenze e le proprie capacità.
Avevo detto che non posso che pensare… Invece, posso pensare ad altro, e lo dico.
Penso che dietro a queste operazioni, come fu con “Democrazia Nazionale-Costituente di Destra” nel lontano 1977, ci sia artatamente chi, con lusinghe, promesse e adescamenti, renda innocua ogni forma di vera alternativa radicale e irreprensibile attraverso la corruzione dei leader presenti e la costruzione di fittizie e compiacenti alternative.
Considerando la pochezza intellettuale, la fragilità sociale e l’inconsistenza culturale degli esponenti politici conosciuti, la strategia di dissoluzione non è poi tanto complicata.
Se poi ci aggiungiamo il narcisismo maligno degli stessi, con il loro onanismo selfico e l’autoerotismo pubblicitario, il gioco è fatto.
Il Divide et impera mica lo hanno inventato Soros o Zuckerberg. Quindi, attraiamo i frustrati su fonti diverse di gratificazione, li separiamo ventilando interessi e utilità personali, li facciamo compiacere della loro fittizia importanza, e intanto il padrone del vapore stabilisce direzioni e approdi.
L’orgia del potere nasconde il masochismo del cupio dissolvi, ma la libidine della dissoluzione trascinerà con sé anche i suoi miserabili complici.