Il famigerato “effetto annuncio” è una malattia cronica della politica italiana. Che si tratti della Salerno-Reggio Calabria o del Ponte di Messina, della riduzione delle tasse o della creazione di un milione di posti di lavoro, della fine della povertà o dell’autonomia regionale. Ormai si è superata persino l’indicazione del Gattopardo: cambiare tutto affinché nulla cambi. Con un popolo di pecore non c’è neppure il bisogno di affaticarsi a cambiare. Non si fa nemmeno finta, non si cambia nulla.
Però all’effetto annuncio non si rinuncia. Ed allora ci siamo sorbiti una campagna elettorale in cui si è promesso il blocco navale davanti alle coste nordafricane per fermare i clandestini. Un blocco navale affondato dopo il voto e sostituito dalla promessa di non fare attraccare le navi dei trafficanti di schiavi. Poi dalle assicurazioni che sarebbero sbarcati solo i clandestini “fragili”. Salvo, poi, far sbarcare tutti. Però una delle tante navi è stata dirottata verso un porto francese: un trionfo, praticamente.
Probabilmente, anche a causa della magistratura italiana, sarebbe stato difficile fare di più e di meglio. Però il dato di realtà stride molto con le promesse, con l’effetto annuncio. Vale per i clandestini, vale per l’economia, vale per le fregature che si abbatteranno sulle famiglie a partire dalla riduzione del superbonus per l’edilizia, indispensabile per ridurre davvero i consumi energetici senza obbligare anziani e bambini a vivere in case gelate. Ma forse, alla Garbatella, ignorano cosa sia il freddo autunnale ed invernale al Nord.
Anche in questi casi, tuttavia, si può riconoscere che i margini di manovra del governo Meloni erano ridotti. Bruxelles vigila e l’Italia continua a non avere peso contrattuale grazie ad una politica estera inesistente e semplicemente servile. Però se i margini di manovra erano questi, si poteva e doveva tenere a freno la lingua. Sarebbe stato utile un ufficio stampa almeno decente per evitare effetti annuncio che si trasformano in continue provocazioni nei confronti degli elettori che si sono fidati delle promesse. Non è solo una squallida abitudine della campagna elettorale. L’effetto annuncio prosegue con i risultati degli incontri a Bruxelles, con quelli dell’incontro con Al Sisi in Egitto, con quelli dell’incontro tra Meloni e Macron.
E non è neppure il presidente del consiglio a lanciarsi in annunci falsi. Troppo astuta per andare al di là di frasi di circostanza. È dal suo entourage che filtrano annunci privi di senso poiché svincolati dai dati di realtà. Forse è il caso di cambiare qualcosa, e più di qualcosa, nella comunicazione governativa.