Il 2020 è terminato lasciando in sospeso molte problematiche da affrontare con urgenza. Pandemia, emergenza socio-sanitaria, disoccupazione, piano vaccinale in stand by. A tutto ciò, si aggiunge la crisi di governo, che già all’inizio di febbraio ha scosso gli equilibri politici italiani. Alle dimissioni del Presidente Conte sono succeduti giorni di incertezza e instabilità, conclusi con la convocazione di Mario Draghi da parte del Presidente della Repubblica Mattarella.
“Di fronte all’imprevedibilità delle circostanze è necessario un cambiamento di mentalità, al pari di quello operato in tempo di guerra. La crisi che stiamo affrontando non è ciclica […] Esitare adesso può avere conseguenze irreversibili”.
Parole troppo drammatiche? Sembra di no, soprattutto se si considera la competenza di chi le ha pronunciate: Mario Draghi.
Una vita ai vertici della finanza europea è sicuramente sinonimo di competenza; pertanto, se Draghi parla di guerra, allora siamo in guerra. Affrontare la situazione determinata dalla crisi pandemica richiede una strategia e quella di Draghi è ancora oscura. Tuttavia, le sue idee ci sono note grazie ad un’intervista da lui rilasciata a marzo 2020: le sue parole, se lette attentamente, sembrano rivelare un programma di governo.
Il Governo Conte: contesto di insediamento
Thomas Gurtner, dal febbraio 2020 capo della cooperazione internazionale della Croce Rossa Svizzera (CRS), ha affermato:
«Le ripercussioni sociali del Coronavirus saranno ben peggiori di quelle sanitarie».
Nei primi sei mesi del 2020, il PIL è crollato di circa il 12% rispetto al 2019, quasi il doppio di quanto avvenuto nel primo semestre del 2009 al culmine della crisi finanziaria globale. Tra dicembre e giugno, il numero degli occupati è calato di 559 mila unità e il numero di ore lavorative in media alla settimana è diminuito da 34,3 a 30,6, dopo essere sceso sotto le 23 ore durante il lockdown.

In questo contesto precario, il premier Giuseppe Conte è diventato il centro della cronaca non solo politica, ma anche sanitaria, sociale ed economica italiana. Sin dall’emanazione dei primi DPCM, Conte ha detto prospettare per il Paese un “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”
Il PNRR traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia vuole realizzare con i fondi europei di Next Generation EU. Il Piano può contare, secondo l’ultima versione messa a punto dal Governo, su un budget complessivo pari a 224 miliardi di euro.
L’impianto del PNRR si articola in 6 macro-missioni, vale a dire 6 aree di investimento:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile
- Istruzione e ricerca
- Inclusione e sociale
- Salute
Tuttavia, tale piano è stato messo in stand-by a causa dell’attuale crisi di Governo. La crisi ha comportato un ritardo nell’approvazione parlamentare, nonché il mancato scioglimento di alcuni nodi relativi all’attuazione completa delle misure e delle riforme collegate ai 220 miliardi di fondi europei.
Chi è Mario Draghi?

Mario Draghi è stato incaricato dal Presidente della Repubblica Mattarella di trovare una maggioranza parlamentare. Successivamente dovrà formare un pool di Ministri capaci di fronteggiare l’emergenza sanitaria e socioeconomica. L’opinione pubblica si chiede adesso se si atterrà alla linea tracciata dal Presidente uscente, o se deciderà di intraprendere un percorso focalizzandosi su altri aspetti.
Il pensiero di Mario Draghi
Molti opinionisti hanno rispolverato un discorso del premier incaricato, pubblicato sul Financial Times nel marzo del 2020. Con questo discorso, Draghi esprime il suo parere sulle politiche su cui i Governi Europei avrebbero dovuto concentrarsi, in risposta alla situazione emergenziale.
Draghi si sofferma sul ruolo preponderante che lo Stato e le Banche devono assumere per sostenere cittadini e imprese. Esso è articolato su due piani, l’uno da attuarsi nell’immediato e l’altro nel lungo termine. Innanzitutto, è necessario che entrambi gli attori garantiscano ai cittadini politiche di sostentamento diretto, volte a fronteggiare la situazione del momento, mettendo a disposizione le loro risorse: lo Stato attraverso un utilizzo “intelligente” del bilancio, anche a costo di un inevitabile aumento del debito pubblico, e le Banche attraverso la concessione di liquidità immediata alle imprese.
Stato e Banche, inoltre, devono attuare politiche orientate alla tutela del settore privato nella forma di investimenti per il lavoro, con lo scopo di garantire occupazione ai cittadini su un piano più a lungo termine, in un’ottica di crescita futura del Paese.
Punti di contatto, e non, tra i Governi Draghi e Conte
Una convergenza tra le politiche adottate dal Governo Conte è evidente. Tali politiche, attuate tramite decreti e con validità immediata, sono finalizzate alla salvaguardia economica ed occupazionale dei cittadini. Esse trattano blocco dei licenziamenti, proroga della Cassa Integrazione, sospensione degli obblighi di versamento per tributi, contributi e di altri adempimenti e incentivi fiscali.
Tuttavia, tali politiche agiscono soprattutto per tamponare l’emergenza attuale, senza considerare eventuali impatti sul futuro. Da questo punto di vista, il discorso di Draghi è caratterizzato da una maggiore lungimiranza. Draghi contempla la necessità di investimenti attivi nel settore occupazionale, nella forma di immediata liquidità concessa dalle banche alle imprese. Ciò garantirà ai cittadini posti di lavoro anche dopo la fine dell’emergenza.
Il Governo Draghi e il governo Monti

Draghi è ricordato soprattutto per la celebre espressione conclusiva del suo intervento in una conferenza a Londra il 25 luglio 2012:
“Whatever it takes”
L’espressione introduceva una serie di interventi volti alla risoluzione della crisi dell’Eurozona.
In questo contesto, l’allora Governo Monti si muoveva in Italia attuando politiche di austerity seguendo i principi di “rigore, crescita ed equità” attraverso misure finanziare dure e impopolari. Lo scopo principale del governo tecnico, infatti, era quello di riequilibrare i conti pubblici, attraverso l’aumento della pressione tributaria a livello locale ed erariale, il ricalcolo del prelievo su redditi, consumi e patrimonio, la lotta all’evasione, i tagli alla spesa pubblica, per arrivare alla riforma Fornero.
Punti di contatto
Possono essere rintracciare delle somiglianze tra i Governi Draghi e Monti. Prima fra tutte, entrambi si sono formati in risposta ad una situazione straordinaria: nel primo caso, le dimissioni del Governo Berlusconi IV e la crisi del debito pubblico; nel secondo caso, la crisi di Governo in piena pandemia.
Il secondo punto di contatto tra i due Governi è rappresentato dalla prospettiva del sostegno di una maggioranza allargata. Nel 2011, infatti, la maggioranza ottenuta da Monti in occasione del voto di fiducia è stata la più alta mai registrata nella storia repubblicana. Una larga approvazione dovrebbe ricevere anche Draghi, incentivata dal monito di responsabilità e unità rivolto dal Presidente Mattarella ai partiti.
A livello personale e professionale, le figure di Monti e Draghi sono accomunate da un’elevata credibilità a livello internazionale, guadagnata nel corso delle esperienze passate. Al primo, che fu Commissario Europeo dal 1995 al 2004, venne riconosciuto il merito di aver risollevato l’Italia a livello economico e di credibilità, allontanandola dal precipizio finanziario in cui si trovava. Il secondo è stato Presidente della BCE, Governatore della Banca d’Italia e banker della Goldman Sachs.
Prospettive future del governo Draghi, rispetto a Monti
Si spera che il Governo Draghi porti a compimento le misure già in atto per contrastare l’emergenza socioeconomica, aggiungendo politiche volte alla ripresa del Paese in un piano a lungo termine. Ciò dovrebbe inserirsi in un contesto di generale ottimismo. A tal proposito, testimonianza ne è stata la risposta dei mercati. Alla nomina di Draghi è conseguito il crollo dello spread, arrivato a quota 90 punti nel momento in cui scriviamo.
Alla luce delle considerazioni precedenti, è possibile evidenziare la differenza fondamentale tra il Governo Monti e il (probabile) Governo Draghi, che riguarda l’approccio all’aspetto fiscale. Infatti, le circostanze emergenziali del momento non consentono l’attuazione di politiche di austerity: la crisi attuale, non permette di agire sul consolidamento fiscale ma al contrario impone a Stati e banche di spendere di più, con l’inevitabile conseguenza dell’aumento del deficit. E, considerando le sue posizioni espresse nel discorso di marzo 2020, si può ipotizzare che Draghi si orienterà proprio su questa linea.
L’introduzione dell’IMU nel governo Draghi
A sostegno di questa tesi, è possibile comparare alcune delle misure più drastiche approvate dal Governo Monti e un’eventuale presa di posizione di Draghi sugli stessi temi. Nel 2012, il Governo Monti ha reintrodotto la temutissima tassa sulle abitazioni (IMU), inserita nel piano di risanamento del bilancio. L’imposizione della tassa ha riguardato anche scuole, cliniche e alberghi appartenenti agli enti religiosi. Adattare questa misura alla situazione attuale sarebbe impossibile, considerando il fatto che andrebbe a colpire settori già compromessi dalla pandemia, ossia istruzione, turismo e sanità.
Una nuova riforma Fornero è possibile?
Dal punto di vista del lavoro, il Governo Monti è ricordato per aver varato nel 2011 la riforma Fornero, finalizzata a modificare il sistema pensionistico italiano. La legge aveva un duplice scopo: contrastare la recessione causata dalla crisi statunitense attraverso il riequilibrio della spesa pensionistica pubblica; mettere in sicurezza i conti previdenziali, per rendere sostenibile il sistema previdenziale nel lungo periodo. Uno dei punti controversi e maggiormente discussi della riforma riguarda l’aumento dell’età pensionabile, motivato dalla necessità di adeguarsi all’aumento dell’aspettativa di vita. Ad oggi, ciò sarebbe controproducente, oltre che impopolare, poichè ne conseguirebbe un blocco del mercato del lavoro, già provato dalla crisi socio-economica attuale.