Il governo è stato varato, i ministri hanno giurato. Si aspettano ancora i sottosegretari per correggere gli errori nella scelta dei ministri. E poi? Poi il ruolo di Mattarella potrebbe considerarsi concluso e l’attuale garante della sopravvivenza del Pd potrebbe avere il buon gusto di farsi da parte. Rieletto in una fase particolare, quasi di emergenza, da un parlamento che non esiste più, il presidente diventa inutilmente ingombrante.
Insistere ad occupare il Quirinale potrebbe sembrare una sorta di sfida ad una maggioranza votata liberamente dagli italiani. Non la difesa della costituzione, che può essere tranquillamente modificata qualora si trovassero i numeri nelle due camere, ma la difesa di un sistema che non c’è più, di un potere sconfitto nelle urne.
Già nel corso del primo mandato Mattarella era intervenuto per negare ai vincitori delle elezioni la libera scelta di alcuni ministri che a lui non piacevano. Probabilmente ha avuto qualcosa da dire anche nella composizione di questo esecutivo. Ma, soprattutto, non ha nascosto una freddezza imbarazzante nei confronti della nuova maggioranza. Una freddezza che non si era vista quando Mattarella si incontrava con Sua Mediocrità o con i compagni del Pd.
Liberissimo, ovviamente, di avere preferenze personali. Ma un atteggiamento non proprio consono al ruolo di un capo dello stato che dovrebbe essere super partes. Dunque sarebbe il caso di trarre le conseguenze di questo suo disagio nel rapporto con il destracentro. Persino il compagno Napolitano aveva avuto il buon gusto di interrompere il secondo mandato.
E non vale l’alibi della volontà della maggioranza di cambiare la costituzione in direzione di un presidenzialismo o di un semipresidenzialismo. Perché i tempi sarebbero comunque molto lunghi e la coabitazione tra governo e Mattarella sarebbe fonte di continui imbarazzi. E di inutili tensioni.