Settimana dopo settimana nascono nuove emergenze. Non problemi da risolvere, ma emergenze per creare panico. Ed il panico serve per nuovi interventi pubblici per finanziare i vari settori. L’emergenza degli ultimi giorni – visto che le temperature sono nella norma ed i temporali pure – riguarda il granchio blu. Specie allogena, ma gli allogeni vanno bene solo per gli umani o per le nutrie. I granchi non possono essere accettati.
E parte la grancassa mediatica. I granchi blu divorano molluschi e crostacei. Mettendo in ginocchio un intero settore che deve affrontare anche i costi di smaltimento. Dunque occorre far arrivare i soldi pubblici per l’emergenza.
Poi, però, alcuni supermercati della Toscana, da Grosseto sino alla Versilia, decidono di metterli in vendita, questi granchi, previo controllo sanitario che sancisce l’assoluta commestibilità e sicurezza. E si capisce, finalmente, perché si tratta di una emergenza. I granchi blu sono buoni, il sapore ricorda l’astice, ma costano decisamente molto meno. Molto meno anche dei molluschi e dei crostacei.
Dunque, piuttosto di andare incontro ai consumatori alle prese con un crollo del potere d’acquisto, si preferisce utilizzare il denaro pubblico per distruggere cibo sano ed a buon mercato. Presentando il tutto come lotta ad una emergenza. Le cavallette ed i vermi vanno bene, perché costano tanto, i granchi no perché la proliferazione li fa costare poco.
D’altronde questo è il governo che si occupa dei rincari dei voli aerei solo al termine delle vacanze, quando i sudditi hanno ormai speso di più. Bisogna distruggere gli ultimi risparmi del ceto medio italiano. Ed il granchio blu – di cui di occupa il ministro cognato – rischia di far respirare le famiglie ancora per un po’. Meglio utilizzare i soldi dei contribuenti per smaltirlo. Anche se qualcuno ha già prospettato una soluzione alternativa: aumentare i prezzi.