La letteratura di viaggio o, come la chiamerebbero quelli che hanno studiato, la letteratura odeporica (voi lo sapevate che si chiamava così? io no…) annovera non solo testi importanti ma degli autentici monumenti che vanno dall’Odissea di Omero, all’Eneide di Virgilio alla stessa Commedia di Dante Alighieri e al Milione di Marco Polo.

Il suo momento di maggior fortuna fu tra Settecento e Ottocento, in concomitanza con la pratica del Grand Tour e con il diffondersi delle esplorazioni legate al colonialismo. Autori come Goethe, Edgar Allan Poe, François-René de Chateaubriand, Dumas hanno narrato i loro viaggi. Ma come non citare Moby Dick di Melville, forse l’opera più importante della letteratura statunitense o l’intera opera di Jules Verne, da Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni a I figli del Capitano Grant, romanzi che avevano il solo scopo di far conoscere ad un pubblico avido di sapere, che non aveva accesso a Discovery Channel, le curiosità di un mondo esotico che non avrebbe mai avuto la possibilità di visitare. E che dire dei testi di Darwin, primo fra tutti Viaggio di un naturalista intorno al mondo, a partire dal quale si muove la teoria dell’evoluzionismo che si affermerà come dogma per gli anni a venire. Un testo che verrà imitato persino da Mark Twain con il suo Seguendo l’Equatore. Ma anche il Novecento ha avuto i suoi cultori, da Bruce Chatwin a Jack Kerouack, senza dimenticare William Least Heat Moon e il suo Strade Blu. E l’elenco potrebbe proseguire all’infinito.
Libri straordinari che raccontano viaggi straordinari, che noi comuni mortali possiamo solo immaginare.
Pochissimi sono invece quelli che raccontano di viaggi comuni intrapresi da viaggiatori altrettanto comuni, o, per meglio dire, da semplici turisti.
A questo proposito vale la pena di segnalare “Giornale di un viaggiatore comune” di Giuseppe Del Ninno (pp. 220, €16,00) pubblicato la scorsa estate da Tabula Fati.
L’autore si è occupato di cinema e non solo e collabora in qualità di pubblicista con diverse testate giornalistiche. Ma è soprattutto un intellettuale serio, colto e non allineato che si è dedicato, nel corso degli anni, a viaggi che nulla hanno di straordinario se non la curiosità e la preparazione culturale di chi li ha intrapresi e che, in questo bel libro, si è preso la briga di raccontarci.
Chi scorre le pagine di questo volume potrà avere l’impressione di rivedere i luoghi che ha visitato in un viaggio analogo. La differenza si coglierà nello scoprire che anche un itinerario organizzato può offrie al visitatore consapevole esperienze che sfuggono ai distratti viaggiatori seriali.
Quanti di noi hanno fatto una crociera sul Nilo, o sono saliti sulla rocca di Gibilterra, o si sono aggirati per le strade della magica Praga? Chi ha avuto la fortuna di avere queste esperienze ritroverà descrizioni di luoghi dei quali serba un ricordo indelebile, raccontati da un turista come noi con il quale vale la pena di confrontare le nostre impressioni. Per chi non ha invece avuto questa fortuna il libro di Del Ninno potrà essere un singolare e nient’affatto banale baedecker per programmare un viaggio futuro. Perché leggere le impressioni su Turchia, Spagna, Danimarca, Marocco o Ungheria, stilate da un turista sì colto ma che sentiamo vicino, potrà stimolare la curiosità di scoprire luoghi che non sono poi così lontani, ma certo sono diversi dal nostro orizzonte abituale, e che spesso ci vengono presentati in modo troppo superficiale.

Del Ninno, che ci racconta persino le sue impressioni su una crociera nel Mediterraneo, ci fa capire che si può essere “turisti” senza essere collezionisti di luoghi o maniaci di selfie con sfondi esotici da pubblicare sui social.
Insomma, se non avete ancora deciso dove andare quest’estate, forse questo è il libro che fa per voi. Non tanto per seguire le orme dell’autore, ma per costruire itinerari curiosi e consapevoli.