La Casa Bianca ha l’intenzione di de-carbonizzare l’America entro il 2035, con incentivi che andrebbero a creare fino a dieci milioni di posti di lavoro. Tutto questo grazie alla più divisiva e dibattuta legge americana sugli incentivi per veicoli elettrici, l’Inflation Reduction Act (IRA). In realtà una serie di riforme ben più ampia, che mette sul piatto la bellezza di 437 miliardi di dollari per sanità e ambiente. Una svolta nella politica energetica statunitense e dunque globale. Tutte le spese previste saranno finanziate con una minimum tax del 15% sulle aziende che realizzano utili annuali maggiori al miliardo di dollari unitamente a una tassa dell’1% sulle società che riacquistano azioni proprie.
A creare maggiore dibattito sono i 369 i miliardi destinati a sicurezza energetica e lotta al cambiamento climatico, comprensivi del finanziamento al bonus auto da 7.500 dollari. Ma le industrie europea e asiatica hanno già bocciato le misure rivolte alle quattro ruote. Questo perché il bonus auto è vincolato al montaggio di batterie prodotte con minerali estratti in Usa o in Paesi con cui Washington ha un accordo di libero scambio.
L’Inflation reduction act, non piace agli Stati Ue perché contiene “misure discriminatorie” in particolare per le case automobilistiche europee. Il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, che ha la delega al Commercio internazionale, sottolinea che “È un problema che preoccupa molti Paesi e aziende, che Bruxelles ha evidenziato con i nostri partner statunitensi nelle ultime settimane, e ha avuto un ruolo di primo piano nelle discussioni di oggi. Sembrerebbe che molti dei sussidi ecologici previsti dalla legge possano creare un danno e discriminare le industrie dell’Ue nel settore automobilistico, delle energie rinnovabili, delle batterie e ad alta intensità energetica”.
Altri Paesi, come il Giappone e la Corea del Sud, condividono le preoccupazioni dell’Ue e stanno anche loro valutando il modo migliore per fronteggiare questo problema. Per i Ventisette, “l’obiettivo sarebbe quello di ottenere lo stesso status di Canada e Messico”, la cui produzione beneficia degli stessi vantaggi di quella degli Stati Uniti nei provvedimenti adottati. Questa e’ perlomeno “una posizione di partenza nelle trattative”, ha precisato il ministro ceco dell’industria Jozef Sikela, presidente di turno del Consiglio energia.
La Germania, con i giganti automobilistici Volkswagen, Bmw e Mercedes, tre settimane fa aveva avvertito del rischio di una “guerra tariffaria” transatlantica, il pericolo su quanto legiferato dagli USA è estremamente protezionistico nei confronti dell’export verso l’Ue.