Neuralink è stata fondata nel 2016 e finanziata principalmente da Elon Musk per sviluppare un nuovo tipo di tecnologia di interfaccia tra il cervello umano e i dispositivi informatici. Adesso il progetto di Neuralink, di impiantare chip nel cervello umano per aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a comunicare direttamente con un dispositivo esterno attraverso il pensiero, si avvicina a diventare realtà, con il via libera in Usa alla sperimentazione umana, e si avvicina il momento di iniziare a pensare a una regolamentazione chiara e rigorosa.
È Angelo Vescovi, presidente del Comitato di Bioetica, a lanciare l’allarme: “Il microchip ha una tecnologia molto avanzata, si avvicina al concetto di leggere nel pensiero”. L’intelligenza Artificiale da una parte e i chip che interagiscono con il nostro cervello leggendo le nostre emozioni dall’altra, ci riportano al Grande Fratello di Orwell. I test clinici sugli esseri umani sarebbero dovuti incominciare nel 2020, ma mancava il via libera dell’ente regolatorio statunitense. Ora la Fda (Food and Drug Administration, l’ente regolatorio statunitense in tema di salute pubblica) ha dato il via libera ad avviare i test per impiantare un chip in un cervello umano. Il reclutamento per gli studi clinici non è ancora iniziato.
La start-up Neuralink di Elon Musk, ha come scopo, in prima battuta, di aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche. In casi di gravi patologie come la Sla, o in pazienti post-ischemici, spiega il bioeticista Vescovi, “è fondamentale riuscire a permettere a persone letteralmente imprigionate nel loro corpo di tornare a comunicare con l’esterno, grazie al chip che legge le nostre reazioni cerebrali. Ma lo stesso chip è in grado anche di inviare dei segnali al cervello: e così il rischio di manipolazione dall’esterno è alto”. Fino ad ora i prototipi delle dimensioni di una moneta sono stati impiantati nel cranio di animali. Diverse scimmie sono in grado di giocare ai videogiochi o di digitare parole su uno schermo, semplicemente seguendo con gli occhi il movimento del cursore sullo schermo.
“Io sono per natura favorevole alle novità, anche rivoluzionarie”, ribadisce Vescovi. “Rammento che già dagli anni ’80 facevamo la stimolazione profonda del cervello e poi nel midollo contro il dolore cronico. L’interfaccia macchina-paziente esiste da decenni. Ma questo è un passo ulteriore: il microchip ha una tecnologia molto avanzata per interpretare l’attività elettrica del cervello, e la sua azione c’è sia in entrata che in uscita. Rilevare i segnali può tracciare lo stato emotivo di una persona, anche le sfumature più profonde, persino inconsce. Potremmo dire con sicurezza che si avvicina molto al concetto di leggere nel pensiero”.
Vescovi mette in guardia: “Parliamo di società private, di soggetti che di queste innovazioni vogliono fare un uso commerciale”. Sono questioni sottolinea l’esperto, che “condizioneranno i decenni futuri, e stanno cambiando radicalmente lo scenario della bioetica”.