Dimenticatevi per un momento gli insegnamenti sulla geofisica. Calatevi nei panni di Brendan Fraser nel ruolo di ricercatore e vulcanologo nel film “Viaggio al centro della Terra”. E mettetevi comodi, perché sta per cominciare il vostro viaggio alla scoperta delle teorie a sostegno dell’esistenza di un mondo sotterraneo. Scopriamo in cosa consiste esattamente la teoria della Terra cava.
Proprio così, sotto la superficie terrestre non ci sarebbero solo rocce e magma, ma una realtà parallela. Gli accessi ad essa sarebbero numerosi e situati ovunque. In particolare, i sostenitori della teoria della Terra cava vedono come alcuni dei possibili punti di congiunzione tra il nostro mondo e quello sottostante i due Poli, l’Isola di Pasqua, le piramidi di Giza in Egitto, l’Area 51 e il monte Epomeo sull’isola di Ischia.

La storia della teoria della Terra cava
Il primo, in ambito scientifico, a proporre la teoria della Terra cava fu lo scienziato Edmond Halley alla fine del 1600. Lo scienziato scopritore dell’omonima cometa, in seguito ad alcuni risultati anomali ottenuti dalla sua bussola, parlò della possibilità che all’interno della Terra ci fossero dei gusci concentrici separati tra loro da atmosfera e ognuno con due poli magnetici.
A seguire, nel 1800, si attribuì a Eulero l’idea che in realtà la Terra possedesse al suo interno un sole che avrebbe permesso alla civiltà sottostante di vivere. Tuttavia, non ci sono prove che tali affermazioni appartenessero allo studioso; sarebbero stati infatti de Camp e Willy Ley ad avergliele attribuite.
Sempre nel 1800 l’idea della possibile veridicità della teoria della Terra cava acquisì sempre maggiori consensi. Il veterano di guerra John Cleeves Symmes cominciò ad appassionarsi a questa leggenda e a diffondere le sue convinzioni, arrivando a crearsi una piccolo gruppo di seguaci. La sua proposta di effettuare una spedizione al Polo venne sottoposta più volte al giudizio del Congresso degli Stati Uniti, ma altrettante volte fu bocciata.

Dopo la sua morte, uno dei suoi più ferventi seguaci, Jeremiah N. Reynolds, concretizzò il sogno di Symmes e diede il via alla prima spedizione verso il Polo. L’equipaggio si ammutinò e la missione ebbe un esito disastroso.
Ma facciamo un passo indietro
L’idea su cui si fonda la teoria della Terra cava non è recente. Le sue radici affondano già negli antichi popoli degli Assiro Babilonesi e degli antichi Egizi. Il re Gilgamesh, per esempio, raccontava di essere venuto a conoscenza dell’esistenza di un mondo sotterraneo attraverso lo spirito di un suo amico.
Ipotesi simili erano quelle di Omero, Platone, della religione cristiana e del Buddismo. Infatti, i seguaci di quest’ultima parlano di un regno sotterraneo chiamato Shambhala, il quale sarebbe abitato da una civiltà avanzata.
Anche la teosofa Madame Blavatsky, nella sua dottrina esoterica, parla dell’esistenza di una “razza eletta” che a seguito di una catastrofe avrebbe trovato rifugio nel cuore della Terra, dove successivamente avrebbe fondato Agarthi.
La porta di Agarthi, il monte Epomeo e i nazisti
Sull’isola vulcanica di Ischia, come già accennato in precedenza, si trova il monte Epomeo. Un grande blocco di tufo verde emerso dalle viscere della Terra in seguito ad un’antica eruzione circa 55000 anni fa. Nel Medioevo circolavano voci sul suo possibile ruolo di porta d’accesso al mitico regno di Agarthi. Corrado di Querfurt, cancelliere di Arrigo VI, fu il primo a parlarne. Infatti, in una lettera, descrive dei “guerrieri armati fatti d’aria”, anime dei penitenti, guerrieri e guardie, che risiedevano nel mondo sotterraneo.

Se per molti lettori tutto ciò è fantascienza, di pensiero opposto invece era Hitler. Si dice infatti che, affascinato dalla teoria della Terra cava, organizzò spedizioni ai Poli e forse persino al monte Epomeo. La società segreta di estrema destra, Thule–Gesellschaft , voleva dimostrare la superiorità della razza ariana attraverso l’ipotesi che essa non fosse che il risultato di queste civiltà superiori abitanti il cuore del Terra.

Il contributo di Jules Vernes ed Edgar Allan Poe alla teoria della Terra cava
Il XIX secolo fu anche il periodo della grande produzione di testi appartenenti alla letteratura fantascientifica. La grande quantità di prove empiriche a sfavore dell’ipotetica esistenza di un mondo sotterraneo non bastò a scoraggiare studiosi e appassionati nella ricerca di un passaggio segreto che vi consentisse l’accesso.
Con funghi giganti, creature mostruose per uno e navi maledette risucchiate da vortici immensi che sembrano sprofondare nelle viscere della Terra per l’altro, Jules Vernes e Edgar Allan Poe contribuirono a fomentare queste teorie attraverso le loro narrazioni di fantasia.
Un sogno che diventa realtà?
La teoria della Terra cava continua ancora oggi a suscitare l’interesse e la speranza di studiosi e appassionati. Alimentate dalla recente prova che forse Jules Vernes ci aveva visto lungo. Infatti, nel mese di luglio del 2020 La Stampa ha pubblicato un articolo in cui parla dell’esistenza di un oceano, da ventimila leghe sotto i mari, sotto l’Antartide.
Ovviamente una cosa non implica l’altra, e le prove sull’eventuale esistenza di un mondo sotterraneo fino ad oggi non sono state particolarmente eloquenti. Il mammut trovato perfettamente conservato in Siberia nel XIX secolo (l’improbabilità che un reperto fosse rimasto integro così a lungo, fece pensare che fosse potuto essere sfuggito dal continente interno) o le immagini riprese da un satellite della NASA, che mostrano un grande buco al Polo Nord, non sono sufficienti.
Tuttavia, nonostante la maggioranza di prove a sfavore, i nodi da sciogliere non sono ancora del tutto risolti. Nell’attesa di nuove prove e nuove congetture, non possiamo che continuare a sognare e accontentarci delle realistiche rappresentazioni di questo mondo fantastico che ci offre la cinematografia!
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