Con l’uscita del primo singolo Let me in i talentuosi Sicko si preparano al lancio del loro primo album
e ai microfoni della redazione di ElectoMag parlano dei loro progetti.
Domanda banale, ma fondamentale: “Come e quando nasce il Vostro Gruppo”?
I Sicko nascono nell’estate del 2017 da un’idea di Alberto Milani, voce e chitarra della band, dopo esserci dedicati per una prima fase ad un repertorio di cover grunge anni ’90 (Soundgarden, Alice in Chains, Nirvana, Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Stone Temple Pilots), che ci ha consentito di fare numerosi live e allo stesso di affinare l’interplay e il feeling all’interno del gruppo, abbiamo iniziato a lavorare ad una serie di brani inediti che Alberto aveva scritto nell’arco dello stesso anno. Nel dicembre 2017 siamo andati in studio con il nostro produttore Riccardo Damian e abbiamo registrato Let Me In assieme agli altri nove pezzi che fanno parte del nostro primo album.
Una formazione atipica: la chitarra e la batteria sono governate da due donne. Come mai?
Alberto e Giovanni Gorgoni (bassista della band) sono cresciuti insieme e hanno suonato condividendo diversi progetti musicali; Jessica Birsa e Martina Rover arrivano anche loro da esperienze comuni nella musica e da una forte amicizia che le lega da molti anni. Jessica ha un drumming molto solido e d’impatto, perfetto per un genere come un alternative rock con influenze grunge e stoner, mentre Martina ha sempre mostrato grande sensibilità nella ricerca sonora sulla chitarra, aspetto fondamentale per coniugare all’aggressività tipica del genere una dimensione più “trippy” e una varietà di ambienti e suoni.
A quali gruppi si ispira la vostra formazione?
Confluiscono molti richiami e influenze sia nella scrittura dei pezzi che nel nostro modo di suonare insieme. Tra questi ritroviamo sicuramente i Soundgarden, i Queens of the Stone Age e i Foo Fighters per citarne alcuni, tuttavia sotto altri aspetti ci sentiamo ugualmente influenzati anche da altre
correnti musicali e band di altra estrazione che accomunano i nostri gusti (dai Beatles, ai Led Zeppelin, fino ai Portishead).
E’ uscito il vostro primo inedito “Let Me In”: parlatecene.
Con i suoi 174 bpm è il brano più “up” dell’album: è caratterizzato da uun ritmo ossessivo e incalzante, accordature droppate su chitarre e basso, strofe parlate alternate a incastri vocali molto particolari su bridge e ritornelli. Il tutto in una formula fresca e scorrevole che ci ha messo d’accordo da subito sulla scelta di questo pezzo come singolo. Il testo è sfacciato, ma allo stesso tempo un po’ ironico e gioca su una serie di immagini e doppi sensi che richiamano in modo piuttosto esplicito la sfera sessuale dal punto di vista del predatore; sicuramente una scelta in controtendenza rispetto all’atteggiamento ora più che mai diffuso in questo ambito del politically correct e di una retorica autocensurata.
“Let Me In” fa parte di un album in uscita? Se si, quando uscirà?
Si, l’album di un totale di dieci tracce uscirà completo con molta probabilità a maggio, periodo in cui faremo anche un release live di presentazione a seguito dell’uscita di altri due singoli.
Il vostro territorio preferito però sono i live: cosa significa suonare rock nel 2019?
Non è semplice ritagliarsi uno spazio nel rock in un momento storico in cui, per lo meno in Italia, parrebbe prevalere il cantautorato indie e l’elettronica, ma siamo molto fiduciosi sul fatto che ci sia nell’aria un bisogno diffuso di un ritorno di rock ad ampio raggio in quanto è sempre stato il genere che ha veicolato al meglio certe pulsioni, disagi e inquietudini che fanno parte dell’animo umano e del nostro tempo.
E’ difficile trovare spazio in Italia? Senza talent o simili sembra impossibile?
E’ sicuramente difficile trovare delle strade alternative alla tv e ai canali dei talent, però il pubblico amante di questo genere è fatto di persone musicalmente curiose, alla ricerca di determinate sensazioni e pienamente consapevole di non poter soddisfare questi bisogni in quello che viene offerto unicamente nel grande schermo. Confidiamo nella possibilità che ci si apra qualche porta sull’estero, specie facendo un tipo di rock di matrice decisamente poco italiana e cantando in inglese.
Il rock è morto? Cosa significa fare rock oggi?
Suonare e scrivere rock oggi sicuramente risponde in primis ad una esigenza personale più che mai identitaria ed è allo stesso tempo una scommessa per cercare nuovi canoni estetici con cui esprimersi che non scadano nel revival o nel comodo riciclo di ciò che il rock è già stato, ma che tenda sempre ad una nuova e personale sintesi.
Cosa è cambiato nella musica negli ultimi 10 anni?
Le varie forme di streaming hanno cambiato la percezione della musica nelle persone, l’importanza che essa riveste nelle loro giornate e, non ultimo, il valore economico della musica e dell’arte nella società, cambiando quindi abitudini personali e su un più ampio raggio il mercato della musica stessa. Il “tutto a portata di mano” ha sicuramente demotivato la ricerca nei singoli utenti e di riflesso sminuito il ruolo sociale della musica in una fruizione continua, ma spesso distaccata e abitudinaria.
Cosa pensate della musica attuale? Chi ammirate di gruppi/singoli?
La musica attuale offre un sacco di stimoli, proiettandosi al futuro con continui sguardi al passato: abbiamo vissuto il retro pop con ritorni di sound anni ’60 riproposti con nuove contaminazioni, abbiamo visto ritornare gli anni ’80 in molti aspetti (suoni, arrangiamenti ecc) e in svariate produzioni, allo stesso tempo la musica elettronica è andata molto oltre i suoi confini mescolandosi con il pop e con il rock più di quanto avesse mai fatto prima. In tutto questo panorama molto vasto ci sono delle band che ci piacciono particolarmente, per esempio oltre ai non più novellini Queens of the Stone Age, Radiohead e progetti annessi, gruppi come i Daughter o i London Grammar rappresentano sicuramente un mondo sonoro e di scrittura di canzoni che, per quanto distante dal nostro genere, ci risulta molto emozionale particolarmente rappresentativo del contemporaneo.
Quando e dove possiamo vedervi dal vivo?
Nei prossimi due mesi saremo molto impegnati a preparare il live in sala prove, come anche a girare i video dei prossimi due singoli e nella promozione del materiale. Speriamo con l’uscita del disco di avere già qualche mini tour/opening/festival per l’estate e di avere a breve un quadro più chiaro sul fronte live.
L’Italia dal punto di vista della crescita musicale è indietro anni luce dagli altri stati: perchè?
Perché nel nostro paese siamo sempre stati abituati ad essere consonanti e di conseguenza a cercare l’emulazione e l’importazione musicale piuttosto che la creazione di stili, generi e moduli espressivi. In altre parole è come se ci conformassimo alle mode “imposte” dai paesi che in questo senso rischiano di più. Questo per lo meno avviene per quanto riguarda il mainstream che però in Italia rappresenta una percentuale molto alta, per non dire prevalente, della cultura musicale media. Capire se il problema stia nell’offerta o nella domanda (ovvero quanto sia l’italiano medio ad essere pigro o quanto siano le major e i produttori a sottostimarlo) è il grande quesito di sempre, di sicuro i talent ci hanno dato un grande colpo di grazia quanto ad appiattimento generale